Al via l’1 e il 2 febbraio a Verona l’Anteprima Amarone: in degustazione l’annata 2016, ritenuta una delle più promettenti. Sono circa 15 milioni le bottiglie di Amarone della Valpolicella che entreranno in commercio nel corso del 2020. Amarone secondo vino rosso più caro d’Italia dopo il Brunello per quanto riguarda le quotazioni dei Docg (dati Ismea), con oscillazioni tra 725 e 800 euro a ettolitro e con un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro nel 2019. Un grande rosso italiano che si produce in 19 comuni della Valpolicella per un totale di 2.273 produttori di uve e 272 aziende imbottigliatrici, con 373 fruttai destinati all’appassimento, una tecnica enologica candidata a rientrare sotto la protezione Unesco. Oggi nell’incontro con importatori e distributori promosso dal Consorzio di Tutela della Valpolicella il focus è stato su presente e futuro di 4 mercati top buyer (Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Canada) delle denominazioni dei vini Valpolicella, che insieme rappresentano quasi il 50% sul totale export. Il consumo di vino in generale registra un calo dei rossi e un’ascesa dei bianchi. Il mercato tedesco è il principale per l’Amarone, che mantiene una certa stabilità, mentre sale il Ripasso e il Valpolicella è in calo. Secondo il direttore dell’importatore Jacques’ Wein-Depot GmbH Kathy Feron a guidare i consumi in Germania sono le donne, con il 62% che beve vino (contro il 56% dei maschi). Il consumo pro-capite, in particolare di vini stranieri (55%), è di 38 litri l’anno a fronte dei 34 degli uomini. Gli Stati Uniti sono al secondo posto tra i top buyer: se il vino italiano rappresenta il 33% di tutto l’import di vino e i vini della Valpolicella solo la modesta cifra dello 0,15% del mercato Usa, c’è da dire però che è in atto una premiumizzazione che agevola il Ripasso e gli Amarone sopra i 50 dollari. Per Derek Blackburn, direttore marketing dell’azienda di importazione e distribuzione Frederick Wildman & Sons, la crescita dei consumi, al netto dei dazi, si prospetta bassa per l’anno in corso (fino all’1%), ma si registrerà in futuro un aumento della domanda di vini strutturati, rossi e di fascia alta come appunto l’Amarone. In Canada, per Serge Lévˆque, distributore di vini premium per “Longo Since 1961”, l’Amarone tiene, con un +0,5% grazie a un +5,4% in Quebec, a differenza degli altri vini rossi italiani, anche se la tendenza dei consumi è in discesa. Nel Regno Unito, sottolinea Troy Christensen, ceo del distributore inglese Enotria&Coe, calano i volumi ma aumenta il valore, sia dell’off che dell’on-trade, per una spesa complessiva sugli 11 miliardi di sterline. Le criticità non mancano, a partire dalla disaffezione dei giovani per il vino, dall’aumento del consumo di superalcolici – per l’aperitivo si ricorre sempre di più al gin&tonic, con gli sparkling in discesa del 5% – fino alla concorrenza del Nuovo Mondo vinicolo, che è in grado di fornire vini con lo stesso stile dell’Amarone ma a prezzi decisamente inferiori, motivo per cui è necessario contrapporre la forza del brand, con il racconto del territorio, l’alta ristorazione e il commercio on-line con privati di fascia alta, quindi concentrandosi sui canali premium. In Uk si dovrà fare attenzione in particolare ai rossi della Napa Valley e agli Shiraz australiani.