Con la Cina è pace commerciale (e Wall street  tocca il record a partire da agosto). Firmato oggi il primo mini accordo che stempera mesi di tensione commerciale tra Usa e Cina (in foto, Donald Trump e il vice premier cinese Liu He). Con la trade war, iniziata il 22 marzo 2018, Trump impose i primi dazi contro la Cina accusata di “aggressione economica”. Un accordo quello di oggi, la cosiddetta Fase 1, definito storico e giunto a risoluzione anche in vista delle prossime elezioni americane, con cui il tycoon distende i rapporti con gli agricoltori, il mondo energetico e manifatturiero americano. Il primo passo a inizio settimana con la cancellazione di Pechino dalla lista dei paesi accusati di manipolare la valuta contro il dollaro. La Cina si impegna a non effettuare svalutazioni valutarie. Ma cosa prevede l’accordo definito da Trump “occasione straordinaria”? Pechino acquisterà per 200 miliardi di dollari in due anni maggiori prodotti americani – nei settori collegati ai voti di Trump -: 80 miliardi di prodotti manifatturieri, 50 miliardi di forniture energetiche, 32 miliardi di prodotti agroalimentari, 40 miliardi di spesa di servizi. Da parte americana, Trump si è impegnato a non aumentare i dazi su 162 miliardi di dollari di esportazioni cinesi e a ridurre alla metà il 15% dei dazi su altri 120 miliardi di prodotti made in Cina. Dazi del 25%, però, restano in vigore  su 250 miliardi di dollari di export cinese. I dazi esistenti saranno invece rimossi se sarà chiusa la Fase 2 dell’accordo commerciale, auspicata a breve.