È la giornata mondiale della Madre Terra, quest’anno dedicata al tema “Restore our Earth”, ossia “ripariamo la nostra Terra”. Un giorno per riflettere sul mondo che lasceremo ai nostri figli, sul ruolo crescente che la sostenibilità ambientale deve occupare nelle vite di ognuno di noi per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici in atto con effetti e previsioni sempre più allarmanti. Perché il mondo è nelle nostre mani. Si impone oggi più che mai un (rapido) cambiamento di passo, serve una sinergia tra politica e finanza per tagliare le emissioni di CO2, ridurre l’inquinamento, sfruttare le risorse naturali in modo consapevole e responsabile, riciclare il più possibile, cercare soluzioni al riscaldamento globale che sta già portando seri danni alle colture e che nel 2020 ha raggiunto il record di caldo a livello globale.
Atteso oggi e domani il summit virtuale di quaranta capi Stato, indetto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Fra i partecipanti diciassette Paesi responsabili dell’80% delle emissioni di gas serra, mai così alte da dieci anni. Stasera, dalle ore 18, sul sito earthday.org la maratona virtuale live con attivisti ed esperti del settore a confronto sui temi più urgenti per il raggiungimento di un equilibrio tra economia ed ambiente, nei quali ciascuno di noi, nel suo piccolo, è coinvolto con buone pratiche quotidiane. “Ogni cosa che facciamo è come una goccia nell’oceano. Ma se non la facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”, scriveva Madre Teresa di Calcutta. Un antico proverbio navajo di saggezza popolare fa riflettere su ciò che lasceremo alle generazioni future: “Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli”. Per  LeeAnn Taylor: “Siamo tutti farfalle. La Terra è la nostra crisalide”. E c’è chi la sublima: “Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”, diceva Andy Warhol.
Siamo ospiti sul pianeta Terra, ma gli ospiti si dovrebbero comportare con rispetto verso il padrone di casa, perché, come scrive il finlandese Markku Envall – nazione dove vivere in modo sostenibile e in armonia con l’ambiente è una regola fondamentale – “gli alberi rimangono intatti se tu te ne vai. Ma tu no, qualora se ne vadano loro”. Ricordiamoci (il dimenticato) Henry David Thoreau: “Il paradiso è sotto i nostri piedi, così come sulle nostre teste”. Ma soprattutto leggiamo il suo “Walden. Vita nel bosco”, una delle bibbie della vita all’aria aperta e della religione della natura. Uno dei libri che negli Usa si studia a scuola e uno di quelli che il viaggiatore statunitense Chris McCandless, che ispirò il libro e il  film “Into the wild”, portò con sé in Alaska. Tenendo a mente, però, la politica del fare di Ross Perot: “L’ecologista non è l’uomo che dice che il fiume è sporco. L’ecologista è l’uomo che pulisce il fiume”.