Nella settimana delle anteprime toscane (14 -21 maggio) la Chianti Classico Collection diventa Chianti Classico Connection. Una nuova formula ibrida con degustazioni globetrotter in presenza delle nuove annate a Chicago, Firenze, Londra e New York giovedì 20 e venerdì 21 maggio, a Monaco il 22 e il 23 giugno, a Tokyo il 30 giugno. Non più solo a Firenze alla Leopolda ma in sei città di cinque paesi diversi. Attese oltre 2800 persone tra addetti ai lavori e giornalisti, oltre diecimila bottiglie in degustazione, oltre quattrocento etichette presentate. Ne parliamo con l’imprenditore Giovanni Manetti, presidente del Consorzio Vino Chianti Classico. Il comune più a nord della denominazione è San Casciano in Val di Pesa, quello più a sud Castelnuovo Berardenga. Tradotto in numeri, settemila ettari vitati, trentacinque milioni di bottiglie.

L’ultima volta della Collection è stata alla Leopolda lo scorso anno. Già arrivavano brutte notizie da Wuhan. Una settimana dopo sarebbe scoppiata la pandemia. È  passato poco più di un anno, il mondo nel frattempo è profondamente cambiato, si parla di ripartenza dopo l’oblio. È emozionato?

Sì, molto emozionato, siamo tutti elettrizzati. Abbiamo ideato questa nuova formula, che speriamo abbia successo, ma dalle adesioni che stiamo ricevendo in giro per il mondo ne siamo fiduciosi. Abbiamo cercato di salvaguardare al massimo l’assaggio delle nuove annate per non perdere un incontro per noi così importante e per dare nuovo impulso alla vendita del Chianti Classico nei diversi continenti. Se non è possibile far arrivare qui operatori e  giornalisti da altri paesi siamo noi che mandiamo i vini là, con i nostri addetti che li faranno assaggiare al meglio. In queste giornate ci sarà la possibilità di dialogare con i nostri viticoltori tramite la piattaforma finlandese Brella, integrata con il nuovo catalogo virtuale sviluppato da Bottlebooks, come se fossimo in presenza, senza perdere il contatto con chi il vino lo produce. Potranno partecipare gli operatori di settore, come ristoratori, sommelier di ristoranti, enotecari e la stampa specializzata. Non saranno eventi aperti ai winelover proprio per evitare assembramenti. Saremo tutti connessi, più connessi di prima.

Tanti i vini in degustazione. Cosa ci dobbiamo aspettare?

Avremo centonovantasei etichette di Chianti Classico annata, più nove anteprime della vendemmia 2020, centotrentanove Chianti Classico Riserva e novantotto Chianti Classico Gran Selezione. Senza contare i vini atti a divenire, di cui sedici aspirano a divenire Chianti Classico annata e quattordici Chianti Classico Riserva. Si va da bottiglie che hanno pochi mesi fino al 2018. La 2020 è un’annata a cinque stelle, una delle migliori di sempre. Già la 2018, sul mercato adesso per le fasce di vino più alte, particolarmente fresca e con una maturazione delle uve più lenta, è ricca, concentrata, di grande struttura, con una buona acidità, capace di lunghi invecchiamenti, il prototipo di quella che si può definire un’annata classica. La 2020 ci regala vini di estrema piacevolezza e fragranza, ma allo stesso tempo con struttura, acidità e capacità di durare nel tempo. Forse Madre Natura ci ha ascoltati. Eravamo tutti più presenti in vigna perché chiusi a casa dal lockdown. Questo apporto ulteriore di tempo e risorse umane si vede. Mai come lo scorso anno i vigneti sono stati curati personalmente dal viticoltore. Queste attenzioni extra portano un tocco di qualità in più.

I mercati esteri stanno ripartendo?

Sì, stanno performando molto bene. Le vendite di Chianti Classico sono in forte crescita rispetto al 2020, si parla di un +30% anche rispetto al 2019. E tutto ciò ancora in presenza di stati chiusi. Questi dati riguardano i paesi che sono più avanti con la campagna vaccinale, ma le vendite comunque non si sono mai arrestate neanche dove c’è ancora il lockdown, il Canada per esempio. Il consumo dal ristorante si è spostato alle mura domestiche. Non si è rinunciato a bere una buona bottiglia di vino e questo è un ottimo segnale, vuol dire che il consumo ha una sua solidità. Ora ci aspettiamo che con la riapertura dei ristoranti ci sia una ulteriore domanda di Chianti Classico. 

Quest’anno teatro degli eventi sarà il Chiostro Grande del Museo di Santa Maria Novella, il convento domenicano del XIV secolo dell’omonima basilica, luogo simbolo del Rinascimento…

Quest’anno come non mai si parla di rinascita, ripresa, resilienza, e sarà così. Firenze fu la culla del Rinascimento italiano, un nuovo linguaggio figurativo legato a un nuovo modo di pensare l’uomo e il mondo, arrivato dopo il buio del Medioevo. Si svilupparono la cultura e le arti, che raggiunsero uno splendore inimmaginabile altrove, con personalità di primissimo piano come Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio. Sono appena uscito dagli Uffizi, tornati visitabili dal 4 maggio, che non vedevo da qualche anno perché sempre affollati, invece in questo periodo c’è tranquillità, un senso profondo di pace. Ho passato lì due ore con mio figlio più piccolo e ora ho tanta bellezza negli occhi. Ed è una sensazione meravigliosa. Come meraviglioso è questo luogo dove faremo le degustazioni. Un luogo inedito, dalla bellezza struggente, che per tanti anni è stato adibito ad accademia militare e che ora è tornato alla disponibilità della città. Il nostro è il primo evento che ospiterà e il sindaco è stato ben felice di aprirlo per noi. C’è addirittura una cappella, la Cappella dei Papi, affrescata da un giovane Pontormo, che è meravigliosa, così come la struttura architettonica, gli spazi. Che sia una riscoperta del bello, del buono, dell’eccellenza italiana, dal prodotto agricolo a quello artigianale. Ci sono molti elementi di contatto con il Rinascimento. Questo deve essere lo spirito guida per il futuro.