Presto vi racconteremo le Marche, una regione ormai prossima a raggiungere, con quasi sette anni di anticipo, gli obiettivi che la Commissione europea ha fissato per il 2030 in tema di incidenza delle superfici agricole biologiche sul totale coltivato: la superficie vitata convertita a biologico è, infatti, fra le più alte in Europa. Oggi si sfiora il 25% della Sau biologica, numeri che pochi in Europa possono vantare e che raccontano una vocazione storica al biologico dell’agricoltura marchigiana.
Anche il vigneto bio, cresciuto di oltre il 9% nell’ultimo anno, ha un’incidenza del 39,5% sul totale (6.991 ettari su 17.687), con le province di Ascoli Piceno e Fermo che hanno superato il tasso del 46 per cento.
La sostenibilità come metodo produttivo, indicazione etica e opportunità per riposizionarsi sui mercati e rispondere a un consumatore sempre più esigente e attento all’ambiente, alla filiera e alla responsabilità sociale ed economica.
Dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) ci fanno sapere che biologico, biodiversità e sostenibilità saranno sempre di più i pilastri sui quali costruire una rete di marketing finalizzata a migliorare le performance di export del vino marchigiano, che con un +25,9% registrato nel 2022 (per un valore di oltre 75,6 milioni di euro) si colloca fra le migliori performance a livello nazionale. All’orizzonte, poi, investimenti mirati dalla giunta regionale per potenziare la logistica.
Il biologico, insieme agli aspetti della sostenibilità, rappresenta oggi una leva di acquisto particolarmente solida.
Sono proprio i cambiamenti climatici e la possibilità di esplorare nuovi mercati, oltre a una sensibilità ambientale che da sempre caratterizza il territorio, gli aspetti che hanno spinto Imt a valutare un progetto dedicato al vino sostenibile. Progetto che coinvolgerà le 16 denominazioni tutelate dal consorzio, tutte le aziende agricole e le imprese della filiera allo scopo di adottare un sistema di gestione della sostenibilità aziendale. Inoltre, saranno individuate due denominazioni pilota che serviranno da modello per tutte le altre. Gli interventi comprenderanno azioni per promuovere la digitalizzazione delle imprese agricole e vitivinicole, mappe vocazionali, tecniche innovative per contrastare i cambiamenti climatici. E lo standard di certificazione Equalitas sarà adottato come parametro di riferimento, nel quale dovranno rientrare almeno il 60% dei vigneti.
Sostenibile e biologico sono aspetti in testa a tutti i top trend. Secondo una delle più recenti ricerche Nomisma, il vino sostenibile è ritenuto più rispettoso dell’ambiente, più sicuro, ma anche più tracciabile, aspetto quest’ultimo sempre più importante per il consumatore, che sempre di più percepisce la sostenibilità in chiave socio-economica e cerca un vino che rispetti il patrimonio culturale e paesaggistico di un territorio, ottenuto senza trascurare i diritti dei lavoratori e che garantisca lo sviluppo economico dell’azienda produttrice. Addirittura quasi 8 consumatori su 10 sono disposti a pagare di più per avere vino certificato sostenibile e sono allo stesso tempo interessati a informarsi di più sul significato e le garanzie della certificazione di sostenibilità.