Sparkling, rosé e brand Prosecco: tre buoni motivi per ritenere che la nuova  tipologia “Prosecco spumante rosé”, approvata  e pubblicata oggi in Gazzetta ufficiale dell’Ue, diventi il punto di riferimento mondiale di questa classificazione. Con numeri (e competitività) da capogiro rispetto alle altre denominazioni italiane. E non senza qualche polemica da parte di puristi e tradizionalisti che liquidano questa operazione come strumento di marketing che svilisce il territorio. Fatto sta che il Prosecco, leader in diversi paesi, è un brand globale in grande crescita sul segmento popular premium. “La prospettiva è che possa rappresentare il futuro driver mondiale della tipologia ‘sparkling rosé’, che è attesa a una produzione mondiale nel 2021 di 160 milioni di bottiglie. Per questo non possiamo che apprezzare e condividere la scelta del Consorzio Prosecco e dei produttori della Doc italiana più esportata al mondo”, commenta il segretario generale di Unione italiana vini Paolo Castelletti in merito all’approvazione della modifica ordinaria al disciplinare di produzione della Doc Prosecco, che di fatto autorizza da oggi la vendita anche all’estero della nuova tipologia Prosecco Doc rosé, che potrà contenere dal 10 al 15% di Pinot nero vinificato in rosso oltre alla glera e dovrà riportare in etichetta l’indicazione “Millesimato” e l’anno (minimo 85% delle uve dell’annata).  
Secondo l’Osservatorio Uiv, lo spumante rosato riunisce in un unico prodotto le potenzialità dei due grandi fenomeni mondiali degli ultimi anni: da una parte gli sparkling, che dal 2002 sono passati da 2 a 3 miliardi di bottiglie consumate nel mondo, e dall’altra i vini rosati, che hanno registrato un incremento di 600 milioni di bottiglie (da 2,2 a 2,8 miliardi). Il Veneto già nel 2019 rappresentava il 78% della produzione nazionale di spumanti rosati. A seguire il Franciacorta rosato (1,8 milioni di bottiglie) e il Trento Doc rosato (1,1 milioni).