Una inchiesta sul prossimo numero del Corriere vinicolo denuncia un incremento dei costi che varia dal 10 al 50% che rischia di travolgere il vino nonostante la crescita dell’export (+15,6%) nel primo semestre. A una vendemmia più povera (-9%) e ai prezzi di uva e sfuso in forte risalita, si aggiunge infatti l’onda lunga di shortage e rincari di materie prime e trasporti. Alla vorticosa ascesa dei costi energetici (+138% sul 2020), con il barile che vale il 30% dello scorso anno, e della persistente crisi dei container – che porta a crescenti aumenti di costi e tempi di consegna –, si aggiungono i prezzi delle materie prime utilizzate dalla filiera vite-enologica. Con i manufatti in legno che pagano tensioni altissime (+53%), seguiti da quelli in metallo, (+44%,) ma anche carta (+60%) e vetro (+20%). Nel numero, l’analisi geopolitica dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e le interviste ai responsabili delle associazioni di categoria degli importatori e trasformatori delle singole materie prime e di alcuni tra i principali fornitori delle aziende vitivinicole.