In vista delle feste vi parlo di un Vermouth, vino liquoroso ufficialmente di origini piemontesi, oggi in gran spolvero e di una sua alternativa tutta veronese.
Ingrediente di cocktail o assoluto, il Vermouth nasce a Torino per mano del leggendario distillatore ed erborista Antonio Carpano, che al Moscato di Canelli aggiunge spezie e artemisia e inventa il famoso aperitivo che avrebbe di lì a poco oltrepassato i confini nazionali. Nei nostri recenti stop & go piemontesi non poteva mancare una visita da Contratto con degustazione dei suoi Vermouth dolci. Si parte da una base abbastanza neutra di vino Cortese e si aggiungono radici, spezie, fiori e altri ingredienti segreti con infusione e macerazione a freddo di un numero di componenti che varia, a seconda dei tipi di Vermouth, da cinquanta a trenta. “Alla fine della preparazione viene ancora aggiunto dell’alcol. La gradazione alcolica dei nostri prodotti varia da 17,5-16% Vol. Il primo vermouth proposto, più alcolico e tagliente, è bianco, floreale, espressione di camomilla, timo, salvia, rosmarino, perfetto da bere assoluto o servito anche con acqua tonica e una foglia di salvia; il secondo è più speziato, con  sentori di liquirizia, cannella, eucalipto, menta; il terzo, da provare anche con una scorza d’arancia, è più dolce rispetto agli altri due e vira sull’agrumato. E sfumare dei gamberi con un goccio di Vermouth rosso? Pochi lo sanno ma è un ingrediente curioso e versatile in cucina.
Dalla Val d’Illasi, terra di tradizione vitivnicola, arriva una eccellente risposta veronese  in via di lancio. Ingredienti: Amarone della Valpolicella Docg, grappa, infuso di mandorle e di piante aromatiche, succo di amarena, miele di acacia, zucchero di canna e bitter. Il risultato nel bicchiere? Vi sorprenderà.
Il nostro stop & go a est di Verona ci porta a conoscere Alessandro Viviani (in foto di copertina), grande appassionato di Amarone, piccolo serio imprenditore che ci crede tanto da fare di un progetto un lavoro. Nasce così il suo liquore ditirambico di Amarone RossCamà, solo ventimila bottiglie per iniziare “poi si vedrà”. Ditirambico perché “come il ditirambo, antico componimento poetico greco di ode al Dio Bacco, vuole essere un’ode all’Amarone, alla terra veneta, alla grappa e al buon bere”, racconta Alessandro, le cui bottiglie, dal packaging raffinato, sono tutte numerate, “non una di più, non una di meno”.
Sul mercato ci sono dei liquori a base di Raboso, come il Gambrinus. “Io sono innamorato di questa valle, voglio esprimere al meglio la provincia di Verona dal punto di vista enologico e ho voluto fondere insieme l’Amarone e la grappa per far risaltare queste eccellenze veronesi, ottenendo un liquore che si può inserire in vari contesti”.
Tutto nasce da una scommessa con la moglie e da un piccolo laboratorio artigianale (“il mio liquore lo produco io dopo aver preso la licenza con la dogana”). Alessandro punta a una clientela medio-alta. “Il Consorzio Valpolicella mi ha dato il permesso per scrivere ‘Amarone’ in etichetta. All’inizio era un hobby, poi ho sviluppato il progetto con Marco Scandogliero, noto sommelier del Veronese. Ero pronto per uscire nel 2019 quando è arrivato il covid”. Che aggiungere? Intenso e accattivante nel suo retrogusto di ciliegie sotto grappa. Perfetto dall’aperitivo all’abbinamento gastronomico, oppure miscelato in cocktail non banali. O con un’aggiunta di scorza d’arancia per esaltarne le note agrumate. Qualche goccia su gelati alle fave di tonka o alla vaniglia ne aumenta la piacevolezza e la complessità. Una Val d’Illasi con una marcia in più.