Adottare modelli produttivi diversi basati sul riciclo a scarto zero, sul riutilizzo, sull’uso limitato di risorse non rinnovabili. Anche il settore del vino non è restato indifferente – focus che abbiamo evidenziato in un ampio servizio su Famiglia Cristiana, dalle nocciole al vino – e sempre più aziende iniziano a proporre modelli virtuosi di recupero dello scarto. In un mondo che richiede il cambiamento, anche realtà vitivinicole grandi e piccole sono sempre più attente alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare, argomento in tema con la Laudato sì, la seconda enciclica di papa Francesco sull’ecologia integrale affinché diventi un nuovo paradigma di giustizia.” La terra maltrattata richiede una conversione ecologica, un cambiamento di rotta dove la cultura dello scarto, nel nostro caso la valorizzazione degli scarti vinicoli, riesca a mitigare le conseguenze dell’inquinamento. La filiera vinicola produce ogni anno enormi quantitativi di rifiuti lungo tutta la sua catena di produzione. Il recupero è un valore aggiunto alla cultura e alla coltura e permette di ridurre i costi legati allo smaltimento dei rifiuti. Se le grandi biomasse possono essere riutilizzate per produrre bioenergia, molte molecole bioattive possono essere riciclate nella cosmetica per la realizzazione di oli,  maschere, creme idratanti e tonificanti ma anche per rallentare l’invecchiamento della pelle e con proprietà antinfiammatoria, in contrasto con l’azione dei radicali liberi”, spiega Vanessa Barea, 28 anni, laurea in Interior Design, executive master in Fashion & Luxury Business Administration, che si occupa di coordinamento dell’immagine aziendale sia di Tenuta Montemagno, cantina e boutique hotel nel cuore del Monferrato, sia di BTSR, azienda paterna, a Olgiate Olona, che fa dell’innovazione nel settore dell’elettronica e del maeccanotessile la sua mission. “Anche noi vogliamo portare il nostro piccolo contributo in questa direzione e a Tenuta Montemagno andremo a realizzare prodotti cosmetici per la salute della pelle con gli scarti della lavorazione e produzione del vino, come i cosiddetti fanghi, ricchi di resveratrolo, un potente antiaging antiossidante cento per cento naturale, con l’aggiunta di altri elementi per ora segreti. Siamo anche azienda agricola, coltiviamo soia, grano e simili”. Continua: “Per il lancio, che faremo tra qualche mese, si partirà con tre prodotti legati al viso, in collaborazione con un laboratorio di ricerca in provincia di Varese e avrò un socio. Non butteremo più  i fanghi ma li riutilizzeremo in maniera alternativa”.

                                                                             

A Tenuta Montemagno è sua l’idea dell’area Spa (Adhara Spa), riservata agli ospiti del relais e nata due anni fa. “La situazione pandemica ci fatto riscoprire l’Italia dell’ospitalità che gravita anche intorno al vino e ai servizi correlati. Oggi l’enoturista non compra più solo una bottiglia ma una filosofia aziendale collegata a un’emozione, dove il tema della sostenibilità e del riciclo è ai primi posti, se non al primo, come motivo che determina le scelta di una struttura piuttosto che di un’altra. Del vino si apprezza sempre di più la leva culturale, che diventa espressione di uno stile di vita improntato a buone pratiche. Noi abbiamo una Spa esterna che durante l’estate si affaccia sulle vigne e permette di vivere momenti di benessere immersi nella natura per il relax psicofisico. D’inverno, l’immersione nel nostro chateau prosegue nella Spa Suite interna. Si possono utilizzare anche tutti i servizi di coppia, come la sauna e la doccia emozionale, e trattamenti viso e corpo su prenotazione. Realizziamo uno scrub con le nocciole che è molto richiesto e inseriremo trattamenti viso e corpo a base di uva”.

                                                                             
Vanessa è anche general manager di Tenuta Montemagno Horses, azienda di allevamento e produzione innovativa di accessori per l’equitazione, che prende il nome dalla cantina dove inizialmente è nata la scuderia. “I cavalli sono una scuola di vita. Forse è l’unico sport al mondo dove si è in due, dove bisogna tener conto del fisico e del carattere di un altro individuo. I cavalli ci insegnano a cadere e a risalire in sella ogni volta, come nella vita. Ci insegnano a non montarci mai la testa. Coi cavalli si crea un binomio, un rapporto strettissimo, sinergico come quello che si vede in Avatar. Ci insegnano a curare il dettaglio, a non accontentarci mai dei risultati ottenuti, spostando sempre un po’ di più l’asticella in avanti. Fin da piccola sono stata abituata a sognare in grande”. E conclude – con una pronuncia inglese tanto perfetta quanto fluida -: “Ricordate cosa diceva Walt Disney? If you can dream it, you can do it. E noi sogniamo tutti i nostri progetti prima di realizzarli”.