IL NOSTRO SOMMELIER AIS VI PORTA… SULLE COLLINE DI SCANDIANO

                          

Continua il lungo cammino esplorativo dei vini spumanti emiliani, fra metodo Classico e rifermentati in bottiglia, i cosiddetti ancestrali che riprendono la tradizione del Lambrusco di una volta. Non solo uve rosse, però, visto che negli ultimi anni, la vinificazione dell’uva autoctona spergola, a bacca bianca, ha arricchito molto la scelta degli abbinamenti a tavola. Andiamo allora sulle colline di Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, ove in particolare questo vitigno nasce e la cui storia è dovuta ad alcune cantine, fra cui certamente Casali.
«Il buon vino nasce nel vigneto e cresce in cantina» diceva Massimo Casali, l’ultima generazione che anni fa ebbi la fortunata di incontrare, nella vigna di Spergola dietro alla vecchia cantina. Massimo ha traghettato ai giorni nostri la lunga storia di Casali Viticoltori, una fra le più remote realtà vitivinicole reggiane, che iniziò nel 1900 quando Giuseppe Casali trasformò la piccola produzione famigliare in una vera e propria attività. La prima cantina, collocata nelle adiacenze della Rocca dei Boiardo di Scandiano, con gli incrementi delle vendite fu così trasferita, a inizio anni ’80, nella frazione di Pratissolo, l’attuale sede. In quei luoghi, durante gli scavi della nuova cantina, fu ritrovata un’antichissima lastra con l’incisione “Ca’ Bezina”, il nome di un’importante famiglia patrizia. E questo fu il nome scelto per la prima produzione di bottiglie metodo Classico dell’Emilia-Romagna, divenuto poi Ca’ Besina.
Venendo ai giorni nostri, Casali Viticoltori rappresenta tuttora un riferimento centrale della produzione vitivinicola reggiana, in particolare dal 2014, anno in cui entra a far parte del Gruppo Emilia Wine, con sede ad Arceto di Scandiano (RE) e 700 soci che coltivano 1.870 ettari tra il Po e l’Appennino. La cantina cooperativa Emilia Wine nasce dall’unione di tre storiche cantine della provincia reggiana: Arceto, Correggio e Prato di Correggio, mentre la produzione di Casali si attesta intorno al milione e mezzo di bottiglie annue, distribuite fra Italia e altri 30 paesi. Nell’ottica di preservare il patrimonio autoctono delle uve lambrusco montericco, marani, salamino, grasparossa e in particolare della spergola. Le origini di questo vitigno sono nella fascia collinare da Scandiano, a Quattro Castella, citata dalla Granduchessa di Toscana Bianca Cappello, e risalgono al XV secolo. Il suo aspetto – acini medio piccoli con buccia di colore verde giallognolo – in passato l’aveva assimilata al Sauvignon Blanc, poi è stata riconosciuta come uva autoctona e iscritta nel Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite.
Veniamo al metodo Classico brut, la bottiglia storica della cantina, uno spumante vinificato al 100% con uve spergola, che però ora diventa una linea di tre nuovissime etichette, per andare incontro alle esigenze di un pubblico sempre più vasto e giovane. Oltre al brut, con un dosaggio intorno ai 6 gr/litro, che si presenta con etichetta lavorata, su sfondo prevalentemente verde, è stato inserito il dosaggio zero, contraddistinto dall’etichetta a sfondo blu. Completa il trio un rosé, in questo caso una cuvée di uve lambrusco che vengono raccolte rigorosamente a mano, come del resto la Spergola, in piccole cassette, per una sosta sui lieviti di almeno 48 mesi. La raccolta a mano, sui colli reggiani, in piccole cassette per non deteriorare le uve, rispetto alle immense produzioni meccanizzate della pianura padana, fa assomigliare il tutto alle metodologie dei nostri cugini francesi, che come ben sappiamo, in fatto di bollicine sono esemplari. Un’altra cosa però ci accomuna ai vinificatori d’Oltralpe, ovvero l’importante componente gessosa di alcune parcelle affacciate sulla valle del fiume Secchia, fra cui quella storica di Ca’ Besina. La vena gessosa dell’Appennino reggiano è dislocata prevalentemente in alcune limitate aree pedecollinari, nei comuni di Vezzano sul Crostolo, Albinea e Scandiano. Gli affioramenti calcarei regalano alla spergola una tipica impronta minerale, percepibile già all’olfatto, poi determinante nella sua caratterizzazione finale, al palato.
Il brut è uno spumante di tradizione con questo dosaggio che regala equilibrio e giusta morbidezza, ma al tempo stesso ha l’impronta unica del terroir  gessoso. In degustazione  – da sboccatura 2021, ancora l’ultima delle etichette storiche, poi rinnovate con il Vinitaly 2022 – il 2016, che si presenta di colore giallo paglierino brillante, dorato con latenti sfumature verdognole a testimonianza di una freschezza ancora spiccata. La ricchezza visiva si completa con le fini e persistenti bollicine. All’olfatto è ricco, inizialmente relativamente mascherato da rapide note di fieno e foglie essiccate, dopo alcuni secondi diventa fragrante con i sentori dei lieviti, complementari a dettagli di frutta candita, frutta tropicale matura, mela cotogna e memorie di agrumi e salvia. Al palato è vibrante, fa sentire quella mineralità che si diceva, lasciando però in bocca un constante equilibrio fra acidità e morbidezza, cioè non facendo prevalere una sull’altra, concludendo poi il cammino gustativo con l’impronta tipica e persistente della spergola: un delicato, quanto inconfondibile aroma di mandorle con retrogusto di mandorla amara. Questo spumante è certamente il frutto delle grandi capacità che ebbe Massimo Casali, perfetto conoscitore della collina reggiana e del terroir, che fra i primi, assieme ad Alfredo Bertolani, credette nella Spergola in purezza, in un panorama remoto in cui si parlava solo di Bianco di Scandiano. Furono entrambi persone apprezzate dai vignaioli locali e hanno il merito di averci fatto amare e recuperare appieno la spergola.