IL NOSTRO SOMMELIER AIS VI PORTA… NELLA ZONA DI CASTELVETRO

Dopo le tante tappe passate sulle colline del versante più occidentale emiliano, ma anche nelle zone della Valsamoggia, in provincia di Bologna, torniamo nel cuore dell’Emilia, sulle colline modenesi, fedeli a quella parte centrale della coltivazione del Lambrusco che tanto sa di tradizione e ottima cucina.
Per i conoscitori del Lambrusco, il comprensorio di Castelvetro, appunto in provincia di Modena, nella primissima fascia collinare ove la pianura padana svanisce quasi nel nulla, presenta una micro area rigogliosa dal punto di vista vitivinicolo, con alcuni piccoli produttori tutti in biologico, fra cui La Piana Winery.
Siamo sotto i 200 metri slm, in un territorio che anticamente era caratterizzato soprattutto da vaste foreste. Nel paesaggio contemporaneo sono rimaste solo alcune tracce di questi boschi secolari, il resto del territorio è il risultato della coltivazione dell’uomo, con una forte e radicata cultura contadina familiare.
Proprio come è stato per La Piana Winery, che trae le proprie origini da un passato risalente al 1951, quando Cesare Gianaroli iniziava a lavorare le uve del proprio vigneto, all’interno dell’attuale disciplinare del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP. Le redini passano poi al figlio Graziano, il quale però scompare prematuramente nel 1992. Quindi Mirco, ultima generazione, a soli 14 anni si ritrova a lavorare le vigne, non solo con il senso del dovere per quanto ereditato, ma anche con il desiderio di avviare un processo di rinnovamento, con le tecnologie più attuali, verso il biologico 100 per cento. Prova di questo grande lavoro è, ad esempio, il Lacrime di Bosco Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP 2019, che veniva premiato dalla guida “Emilia Romagna da bere e da mangiare” dell’AIS. Gianaroli è un cognome ricorrente di questa zona, ma Mirco non si accontenta di lavorare con il metodo Charmat, tanto da uscire dalla mischia ed entrare di diritto nella rosa dei selezionati di questo nostro percorso con due Metodo classico, Soffio di Venere e Intuizione che saranno oggetto della degustazione.
Gli ettari vitati de La Piana Winery sono circa 8, tra Castelvetro e Vignola, per una produzione annua che si aggira sulle 60.000 bottiglie con nove etichette.
Qui, il comprensorio delle ceramiche di Sassuolo è lontano, è davvero solo un ricordo: se ne sta laggiù, nella pianura padana, nella “buca”, mentre qua, su queste colline è tutto un altro mondo e in autunno esplodono dei fantastici colori. La particolarità di questo territorio pedecollinare sembra essere il fatto che sia stato un po’ dimenticato, e questo è un bene. Si sono così preservate le origini più vere del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC, circoscritto nelle aree collinari dei comuni di Castelvetro, Marano sul Panaro, Vignola, Maranello, Fiorano Modenese, Prignano sulla Secchia, Savignano sul Panaro, Spilamberto e Sassuolo.
Mirco Gianaroli, oltre che proprietario della cantina, è dunque sostanzialmente il factotum dell’azienda, coadiuvato da Martina Vecchi, responsabile marketing, e Daniele Cassanelli, che cura vigna e cantina.
Oltre al Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, La Piana lavora con gli altri vitigni autoctoni: Pignoletto, Malbo Gentile e Trebbiano, tutti frutto di procedimenti naturali, in sintonia con il territorio di appartenenza. Il vino non si produce in cantina, ma in vigna, questo è il principio che si legge nella presentazione de La Piana, il pensiero che guida Mirco Gianaroli al rispetto della terra e della sua fertilità, in tutta la filiera produttiva, fino al raccolto rigorosamente fatto a mano. Qui il marchio BIO non è un pretesto, è oggettivamente un valore aggiunto.
Ma veniamo alla degustazione, partendo dal La Piana Winery Soffio di Venere 2016 Pas Dosé, da uve Trebbiano 100% e sboccatura a settembre 2019. Di colore giallo paglierino luminoso grazie ai riflessi delle bollicine in risalita, sprigiona note lattee miste con frutta agrumata e ricordi di albicocca e anacardi lievissimamente tostati. Al palato domina la linea agrumata, dritta e acida fino alla fine, con una chiusura vibrante e sapida. Viene voglia di abbinarlo a qualcosa che ci fa tornare ragazzi, come lo gnocco farcito con la mortadella tagliata sottile sottile, ma abbondantemente stratificata. Chi è della zona mi capisce.
L’altro Metodo classico della cantina è il La Piana Winery Intuizione 2016 Brut Nature Rosé da uve Grasparossa di Caltelvetro in purezza. Sboccato a novembre 2019, questo non è certo un Lambrusco facile da vinificare così. Dunque è un vino no compromise, piace a chi ama andare alle origini, ma senza ruvidità del passato, ingentilendo il tutto con le bollicine finissime del Metodo classico. Siamo lontanissimi dai tempi in cui, nei primi anni ’80 queste uve finivano nella  lavorazioni più industriali per le grandi quantità destinate a bottiglie a bassissimo costo (per non parlare delle lattine… sì, avete capito bene, tipo bevanda gassata, che finivano persino oltreoceano). La prima parte della pressatura conferisce un elegante colore rosato intenso, quasi un rosa antico, con riflessi ambrati. All’olfatto questo Metodo classico è territoriale, con delicatissme sensazioni di violetta passita, miste con i sentori dei lieviti, pane fresco e complementarità di fragola e mosto d’uva.
Al palato torna la schiettezza, rimane una percezione tannica, avvolta però dalla spinta di un dosaggio zero, con tanta voluminosità delle bollicine, gratificando in persistenza con talune note acute speziate. Anche in questo caso, viva l’esuberanza della tradizione! Allora aspettiamo che dal pentolone esca il gnocco fritto bollente e nel pezzo che ci spetta piegheremo dentro prosciutto, oppure coppa o salame, a nostro piacimento.