“Per le vacanze sono rimasto in Italia, ho visitato la Puglia, che non conoscevo così bene. Viaggiando si vede che c’è tanto fermento, che ci sono potenzialità incredibili nei luoghi e nelle persone, palpabile l’ospitalità di certi territori unita alla loro grande bellezza. Matera è un’altra città bellissima che ho visitato prima del Covid. L’Italia merita di essere valorizzata e comunicata sempre di più. Gli speciali in tv che raccontano la nostra storia attraverso la bellezza sono troppo pochi. Purtroppo vincono le notizie negative nei telegiornali”. Winestopandgo intervista l’imprenditore Tiziano Barea, presidente di BTSR a Olgiate Olona e di Tenuta Montemagno nel cuore del Monferrato agricolo, due realtà floride che, come tutte le grandi visioni, partono da due passioni: ricerca, sviluppo, innovazione da una parte, vino dall’altra. Non da ultimo, la passione per i cavalli.

BTSR e Tenuta Montemagno sono due realtà imprenditoriali molto diverse tra loro. Da imprenditore alla guida di entrambe, quali sono i punti comuni nella loro gestione?

Oltre a BTSR e a Tenuta Montemagno, l’azienda agricola dove produciamo vini e facciamo accoglienza, c’è anche Tenuta Montemagno Horses, l’allevamento di cavalli in cui realizziamo accessori per l’equitazione, in particolare staffe per la sicurezza. Sono tre attività che potrebbero sembrare distanti, ma in realtà hanno un comun denominatore che nasce dalla passione. Ho sempre cercato di trasformare le mie passioni in lavoro. A 17 anni sognavo di realizzare un’azienda di elettronica, a 19 anni ho fondato BTSR. Era l’acronimo di “Barea Tiziano Studi & Ricerche”, che poi ho trasformato in qualcosa di meno personale, in “Best Technologies Study Research”. BTSR è un’azienda tecnologica, fa innovazione. Il primo brevetto è del 1981, oggi ne possiede 500 ed è una piccola multinazionale con sedi all’estero: a Buenos Aires, negli Stati Uniti e a Shanghai. Ai tempi BTSR ero solo io, facevo ricerca e sviluppo, mi occupavo di produzione e commerciale. Oggi abbiamo 150 dipendenti che lavorano nell’hi-tech e siamo leader nel settore tecnologico.

Ricerca e innovazione in BTSR. È lo stesso fil rouge di Tenuta Montemagno?

Passione, desiderio e piacere di fare innovazione vanno a braccetto. Tutto ciò che produciamo a Olgiate Olona sono prodotti hi-tech innovativi che non hanno termini di paragone sul mercato. Sono creati in azienda dall’ufficio ricerca e sviluppo, un esempio i sensori per il controllo attraverso l’immagine dello stato di lavoro dei fili nel campo tessile. Tessile inteso non solo come abbigliamento, ma anche tessile tecnico. Pochi sanno che le ali dell’airbus sono in fibra di vetro e carbonio, così le pale per l’eolico. Ci sono anche lavorazioni dell’automotive, i campi di erba sintetica, il settore dell’igiene con i pannolini, che utilizzano fibre che noi controlliamo attraverso le nostre tecnologie. Quasi tutti i produttori di macchine tessili nel mondo si servono della tecnologia BTSR per garantire la qualità del processo e il controllo della qualità della produzione. Anche in Montemagno facciamo innovazione. L’idea originale mi venne quando degli ospiti mi chiesero se avevo delle bollicine. Mi resi, così, conto che non potevamo non avere delle bollicine piemontesi e ho fatto uno spumante da barbera in purezza, che da quel che so non ha mai fatto nessuno in veste di metodo classico. Del resto anche i migliori champagne sono creati da uve Pinot nero, quindi a bacca rossa e polpa bianca. La Barbera d’Asti ha un’acidità superiore a quella che si ritrova in altre zone. La raccogliamo precocemente proprio per una questione di acidità e ricaviamo una bollicina strepitosa, con un colore petalo di rosa che deriva da una macerazione carbonica in ambiente anaerobico, poi viene pressata subito.

A cosa ascrive il successo delle sue attività?

A me piace pensare che i risultati arrivino non perché si punti al dato economico ma con la massima dedizione in quello che si fa. La passione porta sempre al risultato finale, è una questione di tempo, non c’è un se ma solo un quando. BTSR ha precorso spesso i tempi, ma poi ha visto riconosciute la sua creatività e innovatività, così anche Tenuta Montemagno, dove abbiamo creato diversi blend innovativi fra autoctoni e internazionali, che oggi sono molto richiesti dal mercato, per esempio un bianco blend di Timorasso e Sauvignon e un rosso da Barbera e Syrah. All’estero c’è grande interesse nell’assaggiare vitigni internazionali, che già conoscono, come Sauvignon e Syrah, uniti agli autoctoni piemontesi. Produciamo circa 160mila bottiglie annue e dodici etichette. Numeri contenuti perché riteniamo che per fare qualità e mettere cura in ogni singolo dettaglio non si possa eccedere nei volumi.

Lei si focalizza spesso sul concetto di “restituzione”, nel senso di restituire al territorio…

Le aziende sono prima di tutto un patrimonio per il territorio dove si insediano perché creano opportunità e ricchezza per tutti quanti. Tenuta Montemagno oggi conta su 30 persone che lavorano in azienda e contribuisce a far conoscere un patrimonio importante, il Monferrato, tutelato dall’Unesco. Alessandro Manzoni citava il Monferrato come “terra di castelli e vigne” e infatti è uno dei territori più castellati d’Italia. Quando torno nel Monferrato, tendenzialmente ogni martedì, alternandomi con BTSR, mi sembra di prendere la macchina del tempo e fare un tuffo nel passato. Nel Monferrato tutto è rimasto incontaminato, ogni collina ha il suo castello, la sua torre medievale, la sua cattedrale o i ruderi di un antico insediamento. Il territorio ci dà bellezza e noi la restituiamo preservandola e creando altra bellezza con le nostre attività. È impegnativo, ma col tempo i risultati danno grande soddisfazione. Tutte le volte che vedo i nostri ospiti guardarsi intorno ammirati è un’emozione indescrivibile.

Come Renato Ratti nel tessile, pensa anche lei che compito di un grande imprenditore sia coltivare la bellezza del luogo di lavoro per premiare il dipendente e spronarlo a dare il massimo?

Certamente. Nelle mie aziende coltiviamo il piacere di vivere in un ambiente bello e stimolante dove il dipendente è felice di essere in azienda e quando se ne va la sera ha il desiderio di tornarci il prima possibile. L’ambiente di lavoro, dove passiamo la maggior parte della nostra vita, deve dare a ognuno la possibilità di esprimere le proprie capacità al meglio, di tirar fuori l’orgoglio di partecipare a un progetto importante, di valore, sia che si tratti di tecnologia che di grandi vini.

Come sarà la vendemmia?

Per ora sta andando tutto bene, abbiamo avuto qualche momento di preoccupazione, qualche grandinata che ci ha sfiorati, ma tutto sommato ha fatto meno danni di ciò che temevamo. Abbiamo aggiunto ulteriori attrezzature a luglio, perché uno dei nostri obiettivi è realizzare vini estremamente salubri a bassissimo tenore di solfiti. Per legge i solfiti devono rispettare la soglia di 200 mg/l, che si abbassa a 150 per il biologico. Ebbene, noi stiamo ancora più sotto, basti pensare che il nostro Ruché ne ha 29 mg/l, un quinto del biologico quindi, il nostro Grignolino 42 mg/l, la nostra bollicina 64 mg/l. Da tre anni a questa parte ho voluto che queste informazioni venissero pubblicate. Il nostro Metodo TM prevede la raccolta manuale delle uve e lavorazioni in cantina in ambiente anaerobico, ossia con aria privata dell’ossigeno grazie a dei compressori che ci permettono di non avere contaminazioni esterne, ossidazioni. La cantina è estremamente pulita, non abbiamo flore batteriche. Tutto questo porta a utilizzare percentuali di solfiti estremamente basse. Una tecnologia costosa ma che ci regala vini strepitosi, con un potere di invecchiamento lunghissimo. Durante l’imbottigliamento la bottiglia viene “affogata” in aria privata di ossigeno, viene poi messo il vino, rabboccata con aria anaerobica e tappata. Non essendoci ossidazione nel tempo, i vini sono sorprendentemente longevi. Settimana scorsa ho aperto un Solis Vis 2013, Timorasso in purezza, ancora perfetto.

Il mondo del vino ragiona sempre più in chiave enoturistica e guarda anche all’ospitalità. Voi siete stati precursori in questo fin dall’inizio…

Noi crediamo nel valore dell’ospitalità da sempre. All’interno della tenuta abbiamo un ristorante, La civetta sul comò, che prende il nome da una civetta che una sera scese dal camino, e che poi abbiamo liberato. Il nostro chef Giampiero Vento è straordinario, attento al km zero, alla cucina stagionale e collabora con noi per il terzo anno. I nostri sono soprattutto menù degustazione a 4 calici o 6 calici e ogni portata è abbinata a un vino ideale: Musae, il nostro Sauvignon in purezza, Nymphae, Sauvignon e Timorasso, Solis Vis, Timorasso in purezza, Ruber, il nostro Grignolino, Violae, Barbera e Syrah, Austerum, la nostra Barbera d’Asti, Mysterium, una Barbera le cui uve sono raccolte da vigneti di oltre 80 anni di età e che fa un affinamento per 1/3 barrique, 1/3 tonneaux e 1/3 botte grande per 18 mesi, più altri sei di bottiglia, un vino premiato da Paolo Massobrio fra i suoi top hundred, poi abbiamo i Ruché, dal Nobilis all’Invictus da vendemmia tardiva e appassimento in pianta, per finire con le nostre bollicine brut a 24 mesi, a 36 e a 40 versione jeroboam, senza tralasciare la Malvasia di Casorzo formato tappo raso o charmat o passita. Invece per quanto riguarda l’ospitalità, essendo io nato il 17 luglio, ho realizzato diciassette camere, più una piccola spa creata da mia figlia Vanessa. Da tre anni siamo un boutique hotel. Attraverso l’accoglienza facciamo apprezzare al meglio i nostri vini e il territorio dove nascono.

Quando nasce l’amore per i cavalli? Sua figlia è un’amazzone che vince gare importanti…

L’equitazione è un’altra passione che condivido con mia figlia. Facciamo salto a ostacoli e da qui è nata Montemagno Horses, dove ogni anno nascono puledri che portiamo in concorso. Vanessa è nella categoria Senior e fa i gran premi con risultati eccellenti, io sono Amatore Ambassador per la mia categoria. Ho scoperto il cavallo a 25 anni ma non ho mai praticato questo sport a livello agonistico, a differenza di Vanessa. La sua avventura inizia a sette anni in un maneggio in montagna dove eravamo in vacanza. Appena tornati l’ho portata nella scuderia che è ancora quella dove siamo oggi. Io ai tempi condividevo con gli amici la passione per la bicicletta, ma poi mi chiamava mia moglie per dirmi cosa mi ero perso, che Vanessa era bravissima e vinceva le gare. Invece quando ero con la mia famiglia mi chiamavano gli amici in cima al Mottarone dicendomi che avevo perso un viaggio bellissimo. A un certo punto ho dovuto scegliere e ho deciso di affiancare Vanessa. Cavallo e cavaliere sono un binomio, un rapporto che bisogna costruire insieme con ore di lavoro. Dopo tanto tempo con un cavallo, ti accorgi che quello che tu pensi lui lo sta già facendo e quindi nasce un collegamento che è difficile spiegare ma che si può capire solo dopo anni in sella. È una sensibilità che si raggiunge nel lungo periodo. Ho iniziato a 50 anni a fare equitazione in modo serio e oggi alterno una passione all’altra con grande piacere. Ciò che ho sempre insegnato a Vanessa è che per essere felici bisogna cercare di fare il lavoro che ci appassiona. Così puoi lavorare anche h 24 e tutto ciò che fai è un piacere e mai un obbligo.

Qual è il suo sguardo verso il futuro?

Da imprenditore sono per forza ottimista. Nel futuro vedo cose belle, dallo sviluppo delle tecnologie, come le auto elettriche che stanno cambiando il mondo, alle energie alternative, dove si aprono opportunità di lavoro in tecnologie sempre più sofisticate e questa è una grande sfida per BTSR. Per quanto riguarda Tenuta Montemagno l’obiettivo è far conoscere sempre di più i nostri vini e innovare, come abbiamo fatto con le grappe, in particolare con quella al tabacco. L’equitazione, invece, è uno sport dove non si arriva mai, dove non si finisce mai imparare. Per cavallo e cavaliere il cuore deve essere sempre oltre l’ostacolo.