L’Asti spumante e il Moscato d’Asti hanno mostrato tutta la loro versatilità, complici due brand ambassador, lo chef Alessandro Borghese e il flair bartender Giorgio Facchinetti, e i Maestri Pasticceri AMPI con la loro pasticceria dolce e salata.
L’Asti sta conoscendo una vera rinascita grazie da una parte a chef e produttori che stanno sperimentando nuovi abbinamenti e dall’altra ai consumatori, che mostrano sempre di più di saperlo apprezzare a tavola con proposte diversificate.
Un territorio (51 comuni e tre province) in fermento. Tante le iniziative presentate in questa 54esima edizione del Vinitaly, a partire dal treno storico “TrEno” (il programma articolato è consultabile e acquistabile on-line sul sito https:/trenolmr.com/).
Ne parliamo con Stefano Ricagno vicepresidente  senior  del Consorzio dell’Asti Docg e direttore generale di Cuvage, azienda ambasciatrice delle bollicine  acquesi nel mondo.

“TrEno” è il nuovo progetto in partenza il prossimo mese di maggio che lega il turismo ferroviario e quello gastronomico. Quante città toccherà?

Attraverserà i luoghi dell’Asti e del Moscato d’Asti, tra le province di Cuneo e Asti, lungo i paesaggi Unesco di Langhe-Roero e Monferrato, che ricadono in gran parte sotto la denominazione del nostro consorzio, offrendo a 200-250 enoviaggiatori un viaggio esperienziale tra bellezza paesaggistica, vinicola e gastronomica, con tappe golose dove assaggiare piatti tipici accompagnati dalle bollicine aromatiche dell’Asti e del Moscato d’Asti, senza tralasciare visite a borghi, città, palazzi d’epoca, scorci incantevoli e cantine storiche che sono vere cattedrali del vino sotterranee. Neive sta diventando un borgo bellissimo, ma ci saranno anche  Castagnole, Canelli – sei su ventisei week-end sono modellati su Canelli -, Nizza Monferrato, Alba, Santo Stefano Belbo, Acqui Terme. È il primo treno turistico di un territorio Unesco in Italia dedicato al vino. L’iniziativa turistica nasce in collaborazione con Ferrovie dello Stato, Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg, MAG, Ente Turismo Langhe, Monferrato e Roero. La parola “TrEno” è un neologismo che lega il termine “treno” al suffisso “eno”. Sarà una esperienza fantastica viaggiare su un treno d’epoca. È un progetto che mancava, a mio avviso, anche perché le ferrovie nel nostro territorio erano ormai abbandonate, non funzionavano, addirittura si ventilava l’idea di trasformarle in un percorso per biciclette. Magari arriverà anche il treno a idrogeno, molto green, molto sostenibile. 

Come sta andando il Vinitaly per la vostra denominazione?

Bene, abbiamo tanti appuntamenti, tanti buyer da Stati Uniti, Germania, Nord Europa e ristoratori italiani. Si usa il termine ripartenza, e mi va bene, anche se il settore del vino non si è mai fermato. Certe tipologie di aziende hanno sofferto di più, ma si va avanti. 

State spingendo l’acceleratore sulla comunicazione…

Sì, abbiamo tanti progetti. L’Asti spumante e il Moscato d’asti sono di fatto oggi la denominazione che insiste sia a livello sociale sia economico in modo molto importante su parte del territorio di Langhe-Roero e Monferrato.  Fondamentale l’attività svolta a livello di gestione della governance, delle produzioni, dell’inserimento sui mercati ma anche quella di promozione e valorizzazione. Si lavora su due fronti, nazionale e internazionale. Sul fronte domestico, da due anni abbiamo avviato il progetto di comunicazione  con Alessandro Borghese, che andrà avanti per tutto il 2023 e riguarda gli abbinamenti con l’Asti, in proposito siamo presenti sui canali televisivi in certi periodi dell’anno. Il tennista Lorenzo Sonego, invece, è il brand ambassador sportivo della denominazione. Inoltre l’Asti e il Moscato d’Asti sono il vino ufficiale degli Apt tour in tutto il mondo. Stiamo sviluppando anche un discorso mixology con Giorgio Facchinetti. All’estero le attività sono ripartite quest’anno. Abbiamo partecipato al tour di Slow Wine, parteciperemo alla Prowein. In Svizzera e Germania saremo presenti in due Apt tour, si voleva fare anche la Russia ma la situazione non lo consente.

Olimpiadi Milano-Cortina. Sarete presenti? Si dice che gli slot siano già stati acquistati…

Le Olimpiadi saranno un’occasione di grande visibilità, peccato per Torino che ha perso il treno. Se l’asse fosse stato Torino, Milano e Cortina sicuramente per noi sarebbe stato maggiormente interessante partecipare ed essere attivi. Stiamo cercando di capire le opportunità. Ciò che oggi maggiormente ci interessa è che il consumatore riconosca nel territorio di Langhe-Roero e Monferrato la produzione di Asti Spumante e Moscato d’Asti, quindi ci muoveremo in questa direzione. Langhe-Roero e Monferrato sono patrimonio Unesco dal 2014 e su questo si deve lavorare di fino e con grande attenzione sul territorio.

La tipologia secca dell’Asti si è rivelata un autogol?

No. Fu creata nel 2017 ed è un’opportunità che ancora la filiera non ha utilizzato nel modo giusto. Innanzitutto, esiste l’Asti Spumante nelle diverse gradazioni zuccherine, non esiste l’Asti dolce e l’Asti secco, ma l’Asti spumante che può andare da dolce a extra brut sia nel Metodo classico sia nella produzione del metodo Martinotti. Un’evoluzione che non siamo ancora riusciti a trasmettere al consumatore, anche considerato il fatto che le aziende inizialmente si erano focalizzate sulla volontà di comunicare l’Asti secco. Il prodotto piace, penso a Pianbello che fa una tipologia extra dry, a Matteo Soria e al suo brut, a Sarotto e alla versione dry.  Il prodotto quando viene fatto degustare piace. Ripeto, abbiamo fatto un errore iniziale di promozione. 

Il comune di Asti è però fuori dalla denominazione…

 Anche se Asti un giorno entrasse a far parte dei comuni dell’Asti, i vigneti che insistono su quel territorio prima di arrivare ad ottenere la denominazione di origine dovrebbero affrontare un percorso per vedere se possono essere riconosciuti. Non è automatico come lo era dodici ani fa, perché le leggi sono cambiate. Ci sono diverse anime e la situazione va gestita nel modo giusto e nei tempi giusti. Il comune ha questa volontà ed è capibile.

Da quest’anno c’è la possibilità di inserire il logo del Consorzio sulla fascetta istituzionale, un percorso in cui lei ha creduto molto…
Sì, il logo del Consorzio, che rimane di nostra proprietà, lo abbiamo inserito nel disciplinare di produzione e oggi identifica tutti i produttori, anche quelli non associati. A fine anno abbiamo consegnato fascette per 102 milioni di bottiglie, un incremento dell’8% della produzione. Di queste, 60 milioni sono di Asti spumante e 40 milioni di Moscato d’Asti. Con un export dell’85 per cento. L’Asti Spumante è forte sul mercato russo, americano, tedesco e poi c’è una parte di Asia. Il Moscato d’Asti è molto richiesto negli Stati Uniti e in Grecia, a seguire Italia e vari paesi asiatici fra cui la Corea. Abbiamo una presenza a ragnatela, fino ad arrivare a diversi paesi africani.

Quanto pesa la guerra tra Russia e Ucraina sulla vostra denominazione?

Tanto. L’Asti Spumante ha un peso importante di dodici milioni di bottiglie in Russia e due milioni di bottiglie in Ucraina. Siamo sull’attenti a capire cosa succederà. Cercheremo di recuperare su altri mercati del Sudamerica ugualmente interessanti, come Brasile, Argentina e Colombia, a salvaguardia di tutta la filiera.