WINECODE DEL GIOVEDÌ VI CONSIGLIA… UN VINO BIANCO DELLA ROMAGNA
Siamo nel territorio di Valpiana, sull’Appennino romagnolo al confine con la Toscana, a 400 metri s.l.m., con il Trebbiano “Tèra” (dialetto di “terra”) di Fondo San Giuseppe. Quelli di Stefano Bariani, per anni braccio destro di Angelo Gaja, come dice il nome stesso sono vini purissimi, senza sofisticazioni, espressione del vitigno e del terroir inteso come suolo, terra di limo, sabbia e argilla, un terreno sciolto tendenzialmente ricco di scheletro. Sono vini che riescono a regalare un’emozione, a tirar fuori gli elementi sensibili di un territorio. Senza compromessi.
Le uve provengono da due vigneti esposti a nord, a ridosso del bosco, di meno di un ettaro. Sotto scorre il fiume Lamone, che influenza fortemente il microclima. Il primo vigneto risale al 1970, il secondo fu piantato dieci anni dopo. Due i cloni impiegati: il trebbiano della fiamma, che ha grappolo piccolo e compatto e nel lato esposto al sole si colora di rosa, e il trebbiano montanaro, più classico e grande.
Il vino fermenta naturalmente in recipienti di acciaio senza lieviti selezionati né batteri malolattici. La maturazione avviene per sei mesi in acciaio e altri quattro in bottiglia. Il risultato è un vino di buona concentrazione grazie alla resa bassa, 20 quintali ad ettaro. Nel bicchiere il colore è giallo paglierino, brillante. L’altitudine sviluppa gli aromi. Al naso è erbaceo e ricorda l’erba appena tagliata, citrino, floreale, minerale, quasi roccioso, gessoso anche se il vigneto non è vicino alla vena del gesso. In bocca freschezza e mineralità e sapidità che ritornano a gogò e sono espressione della marna. Più che sul corpo è giocato sull’eleganza. Con qualche anno in bottiglia sarà perfetto perché troviamo struttura, grazie ai due particolari cloni impiegati, sapidità e un’acidità che gli regala una buona verticalità. Degustazioni di annate vecchie, come la 2009, la prima prodotta, rivelano, grazie alla spalla acida ancora presente, l’integrità, la potenzialità a invecchiare bene (molto bene) del Trebbiano. Il tappo, un monopezzo in sughero di Mureddu, aiuta la longevità. Un gioco di suolo, clima, altitudine che sanno creare un’enclave unica in questo fortunato angolo di Romagna. Bottiglie 3200. Winemaker Stefano Bariani.
“Trovo perché lascio aperte tutte le porte” (Alberto Casiraghy)
COLLI DI FAENZA TREBBIANO DOC “TÈRA” 2019 – FONDO SAN GIUSEPPE
A TAVOLA
Oltre a primi e secondi piatti a base di pesce, anche grasso e saporito vista la sua capacità sgrassante, lo consigliamo con formaggi poco stagionati e con i tortellini. Da provare con un tagliere di salumi, con frittate, piadina romagnola e crescione alle erbe di campo. Ma anche con arrosti sfumati nello stesso vino. E con la salsiccia passita? Olé!
LA CANTINA
Fondo San Giuseppe
Via Tura 7/a
48013 Brisighella (RA) – Emilia Romagna
Italia
Tel e fax: +39 3346018221
E-mail: info@fondosangiuseppe.it
È un vino meraviglioso, come i luoghi da cui nasce e come la famiglia che lo ha creato!
Marco Voci
Pienamente d’accordo. In questo preciso caso,ho apprezzato particolarmente Albana e Trebbiano, fatti magistralmente. Ma dietro il vino ci sono le persone, le storie delle famiglie, non meno importanti del vino stesso. Domani saremo nelle Marche con un altro protagonista “sartoriale”.