RED FRIDAY – WEEK 39

Questa settimana con il Terrano, bandiera dell’autoctono del Carso, siamo nella cantina di Edi Kante, scavata su più livelli fino a raggiungere i 18 metri di profondità, a condizioni di umidità ottimali per far invecchiare le bottiglie. Il Carso triestino è sinonimo di terra rossa e roccia calcarea con forti drenaggi. Kante ne è un grande interprete, estremo come un acrobata fra sperimentazione e innovazione. Dieci gli ettari vitati in Italia e sette in Slovenia. Sono vini dotati di acidità, salinità, mineralità grazie al tipo particolare di suolo. Escursione termica, Bora e brezza di mare fanno il resto. 
La macerazione è di 15 giorni, l’affinamento di 36 mesi in botti di rovere da 25 hl, l’imbottigliamento avviene senza filtrazioni. In bottiglia il vino resta come minimo per un anno. L’affinamento in legno e la fermentazione malolattica sono particolarmente consigliati perché ne mitigano le asperità. 
Il colore è rosso porpora impenetrabile. Il bouquet olfattivo è giocato sui piccoli frutti rossi di bosco maturi e sulle bacche selvatiche, con note leggermente speziate e balsamiche per via di quel 10% che è il “tocco” di Edi, il suo segreto nelle annate migliori. Il sorso è dominato da freschezza e mineralità più che dai tannini. La scia sapida regala profondità all’allungo fruttato. La rusticità è ben tenuta a bada. Un Terrano presentato nella caratteristica bottiglia dal collo più stretto, in comune con Zidarich e Skerk, che loro chiamano, come ci racconta Edi, “bottiglia Carso”. Da bere nell’annata, per godersi appieno un vino “allegro”, dal basso grado alcolico e con un’acidità più sostenuta, o dopo 10 anni quando smorza alcune sue problematicità intrinseche. E a una temperatura di servizio più bassa di un normale rosso per via dell’ottima acidità. Bottiglie 5000. Winemaker Edi Kante.

“Grotte fredde, oscure. La goccia, portando con sé tutto il terriccio rubato, cade regolare, misteriosamente, da centomila anni” (Scipio Slataper)