VALTELLINA DA (RI)SCOPRIRE

TRA LE WINE DESTINATIONS IN GRANDE SPOLVERO

Se il vino è sempre più contesto e voglia di regalare un sogno in un bicchiere, quale territorio lombardo ci riesce meglio della Valtellina, il più a nord della regione? In una fase storica in cui sul piano politico si pensa al rilancio culturale di Sondrio, capoluogo alpino, con l’obiettivo di migliorarne l’attrattività e l’inclusività, anche le cantine si stanno muovendo in un’ottica di sinergia. “I territori devono essere pronti ad affrontare le sfide enoiche del futuro, ad accogliere la grande opportunità delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 e per far questo, per accogliere non solo un turismo di prossimità ma veramente internazionale bisogna lavorare fin da ora alla valorizzazione della bellezza e della ricettività, creando sinergie orizzontali e verticali”, commenta Aldo Rainoldi, titolare di una delle cantine simbolo della Valtellina di qualità, del vino come fattore culturale prima che commerciale, tra le 103  cantine migliori d’Italia secondo la rivista americana Wine Spectator, Tre Bicchieri della guida dei Vini d’Italia con il Valtellina Superiore Grumello Riserva, massimo punteggio nella Guida Veronelli con lo Sfursat Fruttaio Ca’ Rizzieri 2017 che si aggiudica insieme al Valtellina Superiore Sassella Vigna degli Apostoli anche la medaglia d’oro al concorso dei vini di montagna patrocinato dal Cervim. E sono “solo” alcuni dei premi vinti di recente. Questo per dire che il territorio, con singole cantine che si aggiudicano più premi sulle principali guide di settore nazionali e internazionali, spinge davvero l’acceleratore sulla crescita qualitativa.

                                                                             
Valtellina che è il territorio terrazzato lombardo più esteso in Italia, tra le Alpi e il lago di Como, dove il Nebbiolo dialoga con il sasso, con la roccia che restituisce nel bicchiere vini con una forte connotazione territoriale e un’identità precisa, vini di montagna. Il Nebbiolo delle Alpi marca subito la differenza nel bicchiere: complesso ma mai complicato, leggiadro ed elegante, roccioso e di grande freschezza.
Il vino è cultura e biodiversità lungo 67 chilometri di strada panoramica tra i vigneti. Al Castello De Piro al Grumello, bene tutelato dal Fai, meglio conosciuto come Castel Grumello, perché il nome deriva dal dosso roccioso sul quale è stato costruito, la storia e la bellezza del luogo sono palpabili anche fra le feritoie ricavate nelle mura. Luoghi incontaminati dove d’estate le rose, sentinelle del vigneto, sono accarezzate dall’aria fresca che proviene dalle montagne innevate. Ed ecco che degustare un calice in vigna diventa una wine experience caratterizzante proprio perché ti lascia un’emozione che deriva da una stimolazione dei sensi a 360 gradi.

                                                                                                                                                 
Da Aldo Rainoldi i vigneti, curati come giardini, sono una terrazza aperta sulla vallata, fra le vette innevate delle Prealpi, con vista sul pizzo Coca, la cima più alta delle Orobie. Inerbimento totale in vigna, lotta integrata, trinciatura ove possibile o raccolta  dei sarmenti per destinarli alla produzione di energia da biomassa, utilizzo del metodo “Simonit & Sirch” per migliorare l’equilibrio vegeto-produttivo delle piante, biodiversità in un’ottica di qualità e di salute dell’ambiente, utilizzo di cartoni prodotti con carta riciclata e non trattata, riduzione del peso delle bottiglie per abbassare la quantità di CO2 emessa durante i trasporti, utilizzo di energia idroelettrica pulita prodotta in Valtellina da A2A, partecipazione al progetto sperimentale di confusione sessuale per la Cicalina della vite per un’attività produttiva sostenibile, esperienze enoturistiche sempre in chiave di sostenibilità per un territorio che oggi più che mai punta sull’accoglienza. “Nei nostri progetti  rientra sicuramente un’ospitalità e un’accoglienza sempre più immersive con possibilità di pernottamento in vigna, in uno scenario di montagna unico al mondo, fra 2500 chilometri di muretti a secco che sostengono i ronchi vitati e che sono una componente essenziale del fascino paesaggistico della Valtellina. Per ora un obiettivo, ma ci siamo dati un tempo massimo. Stiamo lavorando per far vivere esperienze totalizzanti che partano dalla terra, solo così si può cogliere il mood di un luogo come questo abbracciato da millenni di storia e scolpito dalla fatica quotidiana dei viticoltori, impegnati nel recupero del territorio e nella fruibilità della sua grande bellezza”.
Attraverso la realizzazione del cosiddetto terrazzo è stato possibile recuperare allo sfruttamento agricolo le costiere pedemontane. Un terroir dove le Alpi Retiche riparano dai venti freddi e le Orobie da quelle meridionali e dove la “Breva”, la brezza che spira dal lago di Como, contribuisce a mantenere l’aria tiepida favorendo così l’impollinazione e asciugando il terreno e le viti. Una culla rannicchiata nel cuore delle Alpi dove crescono spontaneamente piante di impronta mediterranea: sui roccioni e nei vigneti si diffonde sempre di più il fico d’India selvatico, ma anche cactus, agavi, rosmarini, ulivi, capperi. Per rendersene conto consigliamo un giro, che da solo merita il viaggio, a Castel Grumello, a Montagna, raro esempio di castello gemino con pareti di roccia a strapiombo.

                                                                                   
Valtellina, un territorio di 820 ettari coltivati a nebbiolo (chiavennasca), seconda superficie al mondo quanto a estensione vitata a nebbiolo, altimetrie diverse, dai 270 metri fino ai 700, cinque sottozone distinte che si susseguono da ovest verso est creando tante sfaccettature territoriali nei vini: Maroggia, Sassella, Grumello,Inferno, Valgella.
Dal 1925 la cantina di Aldo Rainoldi, a Chiuro,  prova a raccontare tutto questo, memore e rispettosa del passato con uno sguardo al futuro sempre più orientato alla sostenibilità ambientale, a vini eleganti, dal timbro preciso e di grande pulizia e bevibilità. Dai rossi fermi da uva nebbiolo come il Valtellina Superiore Prugnolo (https://winestopandgo.com/red-friday-week-28-2/) ai bianchi come l’Alpi Retiche Sauvignon Blanc “Ghibellino”, all’ultimo nato, il passito da gewurztraminer Miki (https://winestopandgo.com/white-pink-orange-week-23/). Fino allo Sforzato di Valtellina, da appassimento in fruttaio per circa due mesi a 350 metri, prima annata di produzione la 1970, al già citato e pluripremiato Fruttaio Ca’ Rizzieri, sempre Sforzato, prima annata di produzione la 1995, da uve appassite a 500 metri, un vino di grande struttura ed eleganza prodotto solo quando l’annata lo consente. E come non citare il cru Sassella Vigna degli Apostoli, anche questo prodotto solo nelle annate migliori, e i due rosati millesimati da uve nebbiolo con una piccola quota di pignola e rossola, in particolare la Cuvée Maria Vittoria, un rosé “nature” sui lieviti per 60 mesi. Vini con uno stile inconfondibile che riporta non solo in Valtellina ma in azienda. Il segreto è nella vigna, in come è curata, e nel microclima. Il segreto è in quei vigneti “faticosi” nelle sottozone Inferno, Sassella – chiamata così per via degli affioramenti rocciosi ricchi di ferro su cui poggia un ridotto strato di terra – e Grumello, a 600 metri, nella parte più alta dei Dossi Salati. Nell’Inferno, un’area tra le più  ristrette e al contempo tra le più paesaggistiche e suggestive, per via dei piccoli terrazzamenti situati in anfratti rocciosi dove le temperature estive sono molto elevate, i vini diventano austeri, sapidi e acquistano potenza tannica.
Un territorio che riunisce intorno a sé sempre più estimatori che finalmente si stanno accorgendo della Valtellina non perché fa moda ma perché i vini – passatemi il termine – sono molto “buoni”, rispecchiano “prepotentemente” il terroir, che vince sulla varietà, sono riconoscibili. Il wine club della cantina Rainoldi in poco più di un anno, nonostante il periodo pandemico, ha coinvolto mille appassionati, interessati alla scoperta dell’evoluzione del Nebbiolo nel bicchiere e di come sia in grado di esaltare i sapori delle pietanze. Per gli sportivi c’è anche la possibilità di attraversare il cuore de Valtellina Superiore e percorrere i vigneti panoramici della Sassella, del Grumello e dell’Inferno arrivando fino a Chiuro, in cantina, lungo un percorso di una ventina di chilometri.
Valtellina, una storia da raccontare partendo dal territorio, ma con occhi diversi, meglio se con zaino in spalla o pedalando alla scoperta dei borghi e della loro gente, rocciosa come i vini, di frazioni, paesini nascosti, non visibili dalla statale. Si può parlare secondo voi di uno “stile Valtellina” nei vini? Scrivetemi a redazione@winestopandgo.com