Si è chiusa alla stazione Leopolda la Chianti Classico Collection, appuntamento fra i più attesi delle Anteprime Toscane, con oltre duemila visitatori fra giornalisti e operatori di settore. In degustazione le ultime annate del Chianti Classico, della Riserva e della Gran Selezione di 180 produttori suddivisi per sottozone (UGA) di appartenenza. Due i momenti più significativi: il seminario sul progetto UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), filo conduttore della Collection, condotto da Aldo Fiordelli, e quello relativo a un viaggio esperienziale fra le etichette storiche a partire dal 1949 fino al giorno d’oggi condotto da Filippo Bartolotta. “Mi sono commosso a degustare etichette degli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta ancora così ricche di vita e di carattere”, commenta Giovanni Manetti, presidente del Consorzio del Chianti Classico. “Ottima la performance delle tipologie Premium, il mercato nord-americano è in testa sul fronte dell’export, ma è buona la tenuta del mercato interno. Questo è un momento molto positivo per la denominazione. Il 2021, pur caratterizzato dall’evento eccezionale della pandemia, si è concluso con un bilancio sopra le aspettative, un + 21% rispetto al 2020 e un +11% rispetto al 2019. Un trend di crescita che continua anche nel 2022 che, a fine febbraio, fa registrare già un +7% rispetto al primo bimestre del 2021″.
In 
generale, è aumentato il valore globale della denominazione, anche a partire dalle uve: la quotazione al quintale della vendemmia 2021 è stata più alta del 20%rispetto all’anno precedente, offrendo una maggiore remuneratività anche alle aziende che non imbottigliano. 
Per quel che riguarda, invece, il prodotto imbottigliato, si è confermata la tendenza alla crescita del peso, in volumi venduti e in valore, delle tipologie Premium del Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione. Nel 2021 le due tipologie hanno rappresentato, congiuntamente, il 43% della produzione e il 55% del fatturato (fonte Maxidata).
Sul fronte export, gli USA si confermano ancora una volta mercato target di riferimento, una posizione che ormai detengono da oltre 15 anni: una bottiglia su tre di Chianti Classico trova infatti sbocco in questo Paese (33% delle vendite totali). Stabile al secondo posto il mercato interno, dove oggi viene venduto il 20% del totale dei vini Chianti Classico commercializzati. Al terzo posto il Canada (10%), “un mercato che negli ultimi anni ci ha dato grandi soddisfazioni”, commenta Manetti.
Al quarto posto il Regno Unito (8%), “un paese dove il Consorzio Vino Chianti Classico continuerà ad investire anche nel 2022 con vari eventi e attività promozionali”, precisa. Un altro mercato consolidato è la Germania (6%), anch’essa oggetto di particolare attenzione nella strategia consortile. A seguire i Paesi Scandinavi, Svizzera, Benelux e Giappone.
Fra i mercati emergenti che hanno mostrato maggiore dinamicità ed interesse, la Corea del Sud, che nel 2021 ha raddoppiato le importazioni di Chianti Classico rispetto all’anno precedente e  addirittura quadruplicato il numero delle bottiglie importate nel 2019. “Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali – conclude Manetti – e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti e del Canada e della tenuta di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero.  Apprezziamo anche il risultato del mercato interno, che premia il lungo lavoro di rilancio della denominazione svolto negli anni, che ha visto l’introduzione della tipologia Gran Selezione nel 2014 e che oggi presenta il progetto UGA del Chianti Classico. Ancora molto può e deve essere fatto ed è uno dei principali obiettivi del mio mandato di presidente quello di valorizzare ulteriormente la denominazione continuando a consolidarne il valore e l’immagine nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali. I vini a denominazione sono oggi distribuiti in oltre 130 paesi in tutto il mondo. Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari paesi di riferimento. Il progetto delle Unità Geografiche Aggiuntive è stato pensato anche in quest’ottica. Fra i suoi obiettivi principali, vi è quello di rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e anche di stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta. L’introduzione del nome dell’Unità Geografica in etichetta servirà infatti ad intercettare e soddisfare l’interesse dei consumatori che, in numero sempre maggiore, desiderano approfondire la conoscenza del rapporto fra i vini del Gallo Nero e il loro territorio origine”.