Il Decreto Rilancio è legge con l’ok definitivo del Senato a 48 ore dalla scadenza. Il provvedimento contiene un corposo pacchetto di interventi per il settore agricolo. “Dal taglio del costo del lavoro nei settori agricoli più duramente colpiti al sostegno delle filiere, dagli aiuti alimentari ai più bisogni all’accesso al credito fino all’anticipo al 70% dei fondi comunitari alle aziende, ammontano a 1,2 miliardi i sostegni alle imprese agricole italiane autorizzati dalla Commissione Europea per fronteggiare la drammatica emergenza Covid 19”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Da quando è iniziata la pandemia in Italia il 57% delle 730mila aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell’attività, ma l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo con la necessità di difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali. Sono 426 i milioni – sottolinea la Coldiretti – destinati all’esonero per i primi sei mesi del 2020 dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai datori di lavoro appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole ma anche ippicoltura, pesca e dell’acquacoltura. Istituito anche un Fondo emergenziale di 90 milioni a supporto del settore zootecnico e previsti il rifinanziamento con 30 milioni di euro della cambiale agraria e la destinazione di 30 milioni di euro aggiuntivi per il Fondo di solidarietà nazionale, per sostenere le imprese agricole danneggiate dagli attacchi della cimice asiatica. Senza dimenticare il fondo per le emergenze alimentari con 300 milioni di euro e le misure a favore delle filiere agroalimentari come i 100 milioni destinati alla vendemmia verde, il fondo indennità sospensione attività pesca e acquacoltura e l’indennità per i lavoratori e l’estensione del contributi a fondo perduto anche alle aziende agricole. Prandini sottolinea la necessità di attivare al più presto le misure varate senza burocrazia perché a preoccupare sono le previsioni per l’autunno con le esportazioni in sofferenza, il turismo in affanno e la ristorazione lontana dalla ripresa con un duro impatto su settori importanti dell’agroalimentare, dal vino alla carne, dal latte all’olio.
In controtendenza rispetto all’andamento generale a maggio calano le esportazioni di alimentari e bevande rispetto al mese precedente (-3%) per effetto delle difficoltà che sta attraversando la ristorazione nei diversi continenti dove l’epidemia è in piena espansione, a partire dagli Stati Uniti dove la flessione è quasi il triplo (dati Istat relativi al commercio estero a maggio). L’emergenza Coronavirus si abbatte sul commercio internazionale dopo il record storico fatto registrare dal Made in Italy agroalimentare all’estero nel 2019 quando aveva raggiunto il massimo di sempre a 44,6 miliardi. Il risultato è che in Italia 3 aziende agroalimentari su 4 (74%) registrano un calo delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo. Sottolinea Coldiretti che a pesare è stata inizialmente la disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale, anche di Paesi alleati, con addirittura la assurda richiesta di certificati “virus free” sui prodotti agroalimentari Made in Italy a cui si è aggiunta successivamente la drammatica crisi della ristorazione a livello globale che vede la cucina italiana protagonista in tutto il mondo. “Serve ora un robusto piano di promozione per sostenere il vero Made in Italy all’estero”, continua Prandini. “Per favorire l’internazionalizzazione occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali. Nell’emergenza in atto e in un’ottica futura di ripresa delle normali attività commerciali sarà fondamentale impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo”.