Enogastronomia, turismo del vino e imprese femminili fondamentali per la ripresa nel quadro di un’agricoltura che non deve essere presa in esame solo per l’impatto ambientale ma anche in termini economici e occupazionali. Le Donne del Vino, guidate dalla presidente Donatella Cinelli Colombini e dalla vice presidente Paola Longo, che danno la voce a oltre novecento fra produttrici, enotecarie, ristoratrici ed esperte di comunicazione di tutta Italia, hanno avanzato le loro proposte per la ripresa economica del Paese nell’ambito dello studio delle soluzioni sul piano nazionale di ripartenza e resilienza nella sede Agricoltura della Camera dei Deputati. Quattro i punti critici sottolineati, cui si aggiunge un appello alle politiche di genere e al settore turistico che nell’enogastronomia ha il suo grimaldello.
Dalla digitalizzazione delle aree rurali all’agricoltura di precisione, dai trasporti e dalla viabilità ai servizi per la maternità e dalle politiche di parità di genere in tutte le imprese e specificamente nella filiera del vino alle politiche per il turismo enogastronomico e la filiera dell’agroalimentare di eccellenza. “Oggi la mancanza di una buona connettività e di banda larga nelle campagne, la scarsità di strumentazione elettronica, sono considerati il maggiore ostacolo allo sviluppo economico e turistico delle zone rurali. La mancanza di copertura del segnale rende invisibili le imprese ai fini turistici e commerciali, rallenta il lavoro e l’accesso alle informazioni, impedisce il ricambio generazionale e l’introduzione dell’economia verde”, spiega Donatella Cinelli Colombini. “E poi l’agricoltura di precisione. Green deal – farm to fork – next generation, il processo di qualificazione dell’agricoltura e di produzioni eco sostenibili passa attraverso un processo di formazione e di digitalizzazione che richiede infrastrutture e connettività. Attuarla innesca un processo virtuoso sotto il profilo ambientale, economico e sociale con maggiori prospettive per i giovani. La carenza di collegamenti, invece, favorisce la marginalizzazione culturale ed economica delle popolazioni rurali e danneggia particolarmente i giovani in età scolare, le donne e gli anziani. Potenziare trasporti e viabilità nelle zone rurali significa anche favorire il turismo e renderlo più capillare. Senza dimenticarci della maternità. La carenza di asili nido e di scuole materne nelle zone agricole e nei piccoli centri oltre al loro costo eccessivo in rapporto ai redditi della popolazione rurale, sono di grave impedimento alle possibilità di lavoro e carriera delle donne. Non da ultimo, il delicato tasto della parità di genere. Cantine, ristoranti, rivendite, agenzie di consulenza: servono agevolazioni fiscali e di punteggio nelle graduatorie per le imprese dove si rispettano la parità di salario, di progressione di carriera fra i generi ed è offerta la flessibilità nell’orario di lavoro. Le Donne del Vino, che sono alla guida di aziende agricole caratterizzate da grande diversificazione produttiva, forte internazionalizzazione e maggiore orientamento al BIO-Biodinamico rispetto a quelle maschili, chiedono che fra gli obiettivi del settore turismo sia inserito l’agroalimentare italiano di eccellenza e specificamente il vino. Sottolineando come l’enogastronomia costituisca, secondo gli studi più recenti, la prima attrattiva per i turisti stranieri verso il nostro Paese, superando la cultura e collocandosi, nell’immaginario mondiale, come un aspetto integrante della civiltà e dello stile di vita italiano. Infatti i pizzaioli napoletani, la Val d’Orcia con il Brunello, le viti ad alberello di Pantelleria, i vigneti delle Langhe Roero e Monferrato, le colline del Prosecco sono parte del patrimonio dell’Umanità Unesco. Cantine, laboratori di produzioni alimentari tipiche, ristoranti, enoteche costituiscono una rete produttiva e distributiva da salvaguardare anche in termini di occupazione, di accorciamento della catena alimentare oltre che in una logica di sopravvivenza delle biodiversità, dei mestieri tradizionali e delle produzioni ad alta manualità che trovano nel turismo il primo mercato. La filiera agroalimentare con particolare riferimento alla ristorazione è fra i più colpiti dalla crisi innescata dalla pandemia e ha bisogno di interventi diretti e indiretti per ripartire. In particolare sono da realizzare un portale nazionale di promo-commercializzazione turistica collegata alla digitalizzazione delle destinazioni, centri espositivi, didattici e di coordinamento turistico in ogni denominazione DOCG o un grande distretto produttivo alimentare, un programma nazionale di formazione per gli addetti e un osservatorio in grado di monitorare e indirizzare l’intera offerta italiana”.