Lo stallo politico sta penalizzando le aziende vinicole già in difficoltà: dai pagamenti dei ristori su contributi regionali alla distillazione di riduzione delle rese e stoccaggio dei vini di qualità (circa cinquanta milioni di euro), a oggi del tutto inevasi da Agea nonostante la scadenza fissata al 31 dicembre dello scorso anno. Non aiuta il Dpcm che obbliga alla chiusura anticipata (alle 18), le enoteche e i negozi specializzati. Un danno, stimato dall’Associazione Vinarius, del 30% sul fatturato giornaliero. Inoltre, servono strumenti di rilancio, come il decreto attuativo sulla sostenibilità, la cui approvazione era stata annunciata invano entro gennaio, o delle risorse legate alla promozione di un settore che rende al Paese una bilancia commerciale attiva di circa 6 miliardi di euro ogni anno. Anche in questo contesto – osserva Uiv – lo stallo politico e decisionale non ha consentito una riflessione più ampia sulle priorità di politica vitivinicola in merito a una diversa rimodulazione del Piano nazionale di sostegno 2021, portando a tagli lineari per 15 milioni di euro su tutte le misure senza un confronto preliminare con un comparto che chiede, invece, a gran voce maggiori risorse per la promozione per il rilancio dell’export.
“Il vino italiano si sta reggendo esclusivamente con le forze degli imprenditori, ma ci sono ormai troppi nodi politici irrisolti che stanno venendo al pettine. Serve un esecutivo e un ministro per rimettere il settore sui binari del rilancio, per dare seguito alle norme e tradurle in azioni concrete per le imprese. Ristori inevasi, Dpcm sulla chiusura anticipata delle enoteche, decreto Sostenibilità, Promozione, sono i principali dossier inerti che stanno fortemente penalizzando i produttori”, commenta il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona, relativamente all’impasse politico che sta privando il dicastero dell’Agricoltura della guida del settore. ci auguriamo che arrivi in tempi brevi.