“Anche con l’ampliamento della cantina e i nuovi vini in arrivo la nostra produzione non raggiungerà mai grandissimi numeri. Puntiamo a rese molto basse, un grande lavoro in vigna con Claude e Lydia Bourguignon, una grande qualità nel bicchiere che dia valore alle bottiglie e a tutto il lavoro a monte”. Poche bottiglie, qualità, valore, vendita en primeur dell’Amarone Ciliegio. Esordisce così Massimo Gianolli (in foto con la moglie Elisabetta), ceo di GeneralFinance, intermediario specializzato nel factoring per imprese in tensione finanziaria, che nel 2005 ha lanciato il progetto vitivinicolo e alberghiero La Collina dei Ciliegi e Ca’ del Moro Wine Retreat in Valpantena e nel 2020 ha fondato Advini Italia Spa, join venture con il gruppo francese Advini Sa per posizionare i suoi fine wine nei canali horeca di oltre cento paesi nel mondo. Nel 2021 il turnover di GeneralFinance ha superato il miliardo e quattrocento milioni di euro, con una crescita quest’anno sopra i due miliardi.

Factoring e crisi d’impresa è stato il focus di un recente convegno nella vostra sede aziendale a Erbin. Innanzitutto spieghiamo cosa sia lo strumento del factoring. Si usa nella crisi d’impresa? 

Il factoring è molto versatile perché permette a una azienda di smobilizzare il capitale circolante e favorire sul ciclo passivo lo smobilizzo e il flusso dei pagamenti ai fornitori. È uno strumento che passa attraverso la cessione del credito, un accordo tramite cui si possono cedere crediti presenti e futuri, vantati in Italia o all’estero, qualsiasi tipologia di credito d’impresa a un factor. In questo caso GeneralFinance è l’unico factor leader di mercato della nicchia del settore “distressed”. È un’attività dedicata non solo alle imprese in bonis, quindi in salute, ma anche a quelle che hanno bisogno di cure. GeneralFinace la considero una sorta di pronto soccorso aziendale che segue le imprese insieme ad advisor legali e finanziari. Ci prendiamo cura di quelle realtà che hanno necessità di ristrutturare il debito perché magari la crisi economica ha portato una debitoria eccessiva rispetto ai ricavi, sono calati i fatturati, sono  cresciuti i prezzi delle materie prime e l’azienda non è stata in grado di ricaricare sulle bottiglie in maniera adeguata, i ritardi nelle consegne dovuti alla reperibilità di materie prime e quant’altro hanno bloccato le vendite. Per tutte le malattie di una azienda ci sono delle cure specifiche, così come per le persone che possono prendersi un raffreddore, un’influenza o una polmonite. Attraverso la finanza è possibile uscire dalla crisi con soluzioni che permettono di non perdere il valore dell’azienda, non farla chiudere e conservare tanti posti di lavoro.

Non è facile vista la congiuntura economica difficile…

Complessa, sì. Molte aziende che sono uscite con qualche acciacco dal biennio 2020-2021 si sono trovate un 2022 non migliore tra guerra, aumenti dei costi delle materie prime, dei tassi, dell’inflazione, la crisi dei mercati finanziari delle ultime settimane, tutti fattori che messi insieme stanno creando un nuovo terremoto sul fronte impresa. È meglio cedere o aprire il capitale di una azienda, creare joint venture per mantenerne il valore e non farla chiudere. Però ci vuole un alert in più ora. Molte aziende subiranno negativamente questo periodo.

Qual è il target dei vostri clienti?

Normalmente sono aziende che fatturano dai 20 ai 250 milioni di euro, ma abbiamo anche ottima clientela al di sotto e al di sopra di questa fascia. Per il 30% si tratta di aziende in bonis, che godono di un buono stato di salute e vedono nel factoring un’opportunità per smobilizzare i crediti. Abbiamo anche un 70% di aziende che sono in “clinica” per ristrutturare il debito attraverso una procedura concorsuale. Dal 2006, quando ci siamo specializzati in questo settore, abbiamo assistito più di 400 imprese in dissesto economico, Paluani è una delle ultime, Savio del settore ferramenti un’altra, ma anche MV Augusta aveva chiesto il concordato per evitare il fallimento e rilanciarsi, Bialetti. Domani avrò un pranzo qui a Ca’ del Moro per brindare alla chiusura anticipata del concordato con Peter Capiluppi di ATM srl, trafileria in provincia di Mantova, che abbiamo accompagnato in procedura e poi assistito. Per quanto riguarda il settore del vino, un nostro ottimo cliente è La Collina dei Ciliegi, che da sempre è assistita dal punto di vista della cessione del credito Italia e estero da GeneralFinance.

La Collina dei Ciliegi si apre a nuovi investitori…

È al via una newco di investitori che con 7 mln di euro rilevi il 23,4% della Collina dei Ciliegi Invest, che controlla la cantina di Erbin e la joint venture con la francese Advini. Abbiamo aperto il capitale proprio per supportare l’importante piano di ulteriori investimenti. Vorrei replicare ciò che ho già fatto nel 2016 quando ho aperto a Creval – oggi Credit Agricole – in GeneralFinance. Siamo prossimi – il 20 giugno – alla quotazione sul mercato perché Borsa italiana ha approvato l’ammissione a quotazione su Euronext Milan delle nostre azioni. Il percorso che ho in mente per La Collina dei Ciliegi è proprio sulla scia di quello che ho fatto qualche anno fa con GeneralFinance.

Sarà quotata in Borsa tra quattro anni?

Il programma è tra il quinto e l’ottavo anno. Prima si realizzano i piani industriali. Si procederà con l’operazione quando i tempi saranno maturi.

Se questo non dovesse accadere, gli investitori saranno garantiti?

Assolutamente sì. Se non raggiungeremo la quotazione in Borsa, l’impegno della mia holding è rilevare tutti gli investimenti remunerando con il 3% gli investitori.

Come saranno investiti questi sette milioni di euro?

Nella realizzazione di un vero e proprio wine temple, ossia di una ulteriore grande ala della cantina, negli impianti, nell’acquisizione di nuovi terreni, in nuovi macchinari. Abbiamo acquistato un robot completamente autonomo dell’azienda francese VitiBot, che arriverà a settembre, una specie di assistente alla gestione della vite che riduce rumore e inquinamento ed è dotato di una piattaforma sensoriale che identifica le sole aree dove intervenire con varie tipologie di attività, fra cui trattamenti delle piante o del terreno. Un vero gioiello.

Finora nel progetto vitivinicolo e alberghiero sono stati investiti 20 milioni di euro?

Esattamente. A oggi siamo a 58 ettari, 11 etichette e tre linee: Classica, Riserva e Supervalpantena. Cui si aggiungeranno 6 nuove selezioni, una già a settembre di quest’anno, il Peratara 2019, che è un Valpolicella Superiore. Tra maggio e settembre 2023 usciranno i due baby Supervalpantena, nella direzione dei grandi cru, ossia l’Erbin Bianco e L’Erbin Rosso, rispettivamente da uve garganega, pinot bianco e chardonnay e da uve corvina e teroldego. Nel 2024 sarà la volta del Preara, un Amarone della Valpolicella iconico e nel 2025 vedranno la luce il Monte Castello e il Prea, entrambi annata 2019, che saranno i primi grandi Supervalpantena. Stiamo facendo prove di vinificazione in botte grande, tonneau, barrique, anfore e clayver grandi e piccole. Ci vorrà qualche anno per capire gli assemblaggi e i contenitori giusti. Intanto ci siamo presi da oggi al 2025, proprio perché non vogliamo sbagliare. Il tempo nel vino è un fattore fondamentale.

Che incremento è previsto nella produzione?

Oggi siamo sulle 170mila bottiglie. A regime non supereremo le 200-250mila perché continuano a scendere i quintali in vigna. Lavoriamo per non tradire la qualità non per la quantità. A conti fatti, sarà un incremento di circa 50mila bottiglie. I super cru avranno un valore unitario di 150/200 euro.

Quante barrique en primeur di Amarone Ciliegio avete venduto dal 2018 a oggi?

Siamo a quota 63 e 55 investitori. Il trend è in crescita con vendite settimanali e c’è molta curiosità sui nuovi vini.

Voi siete interessati a partnership e ad eventuali acquisizioni di aziende vitivinicole. Ma di quali dimensioni?

Grandi, strutturate, dai 50 milioni di fatturato in su. Fino a quando non ci saranno accordi pubblicabili non posso dire i nomi ma stiamo attenzionando Veneto e Piemonte, la Toscana è la nostra terza regione.

Riesce a trovare il tempo per la sua famiglia?

Guai se non fosse così. La mia famiglia è la benzina che metto nel motore per andare sempre più lontano. A proposito, vorrei fare una sorpresa a mia moglie, posso chiederle una cortesia? Di pubblicare una foto insieme a lei…