A Palazzo Vecchio, a Firenze, nei giorni scorsi per riflettere con le Donne del vino sul turismo del vino in Italia tra valorizzazione della biodiversità e innovazione dell’accoglienza. In vista del G-20 Agricoltura (17-18 settembre) che riunisce i ministri dei 20 grandi paesi del pianeta sotto la presidenza del ministro Stefano Patuanelli fra summit e riunioni tecniche per progettare il futuro dell’agricoltura, mentre sullo sfondo resta la grave vicenda del Prosek con tutte le polemiche sull’Italian sounding.
Parole d’ordine: lotta alle disuguaglianze alimentari e sostenibilità. Due sfide non più prorogabili. Il convegno dal titolo «Enoturismo come difensore delle diversità e biodiversità» condotto dalla giornalista Barbara Amoroso, a chiusura della serie di otto incontri – nell’ambito dell’iniziativa “Territori, cultura e arte del vino a Palazzo Vecchio” organizzata da Le Donne del Vino in collaborazione con il Comune di Firenze -, si è sviluppato nella Sala d’Arme. Focus con i massimi esperti del settore sull’importanza del turismo del vino. Il tutto incorniciato dalle opere della pittrice Elisabetta Rogai che usa il vino al posto dei colori – “Enoarte” – creando un collegamento fra l’enologia e l’arte.
«Un turismo del vino capace di creare sviluppo e contemporaneamente difendere l’identità locale dei territori interni». Così ha aperto l’incontro il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli. «Da trent’anni, l’enoturismo è motore di sviluppo delle aree rurali. È un turismo lento, di prossimità che si accompagna bene alla proposta culturale, e dà un grande contributo in tema di sostenibilità essendo legato alla filiera agroalimentare e ai prodotti locali di ogni territorio. Per tornare al numero di turisti prima del Covid si stima che ci metteremo ancora due anni: cercheremo di accelerare questo processo favorendo l’accesso all’innovazione anche ai piccoli agricoltori».
«La vera rivoluzione dell’enoturismo post Covid è l’evoluzione dei visitatori delle cantine italiane da turisti in esploratori che cercano diversità, natura, eccellenze salutari. Puntiamo su un turismo esperienziale che difenda paesaggio e specificità locali», commenta il sindaco di Firenze Dario Nardella. Presente all’incontro anche l’assessora all’Ambiente, turismo e agricoltura urbana Cecilia Del Re: «Siamo impegnati a unire i temi ambientali dell’agricoltura e della sostenibilità con quelli del turismo: stiamo lavorando per valorizzare tutta l’area metropolitana, compreso l’ambito turistico del Chianti, con cui lavoreremo per creare una sinergia con la città di Firenze. La prima iniziativa è la Chianti Classico Card per dare accesso ad oltre 100 cantine vitivinicole sviluppando l’esperienza dei cammini e del cicloturismo». La vicepresidente della Regione Toscana e assessore all’Agricoltura Stefania Saccardi ha aggiunto: «Le due parole del futuro in agricoltura sono “sostenibilità e qualità” in campo, nella produzione agroalimentare e nel turismo. Occorre ora lavorare sulla formazione e sull’accoglienza». Per Massimo Manetti, presidente di PromoFirenze sull’internazionalizzazione, «la produzione enologica toscana è sempre più orientata alla qualità e alla biodiversità. Buy Wine 2021 ha aperto canali verso il mondo a 150 aziende con 886 etichette Doc/Docg/Igt fra di esse la certificazione biologica è in crescita esponenziale».
Per una vera ripartenza occorre, però, un lavoro a monte: formare gli addetti del settore, creare professionalità. Il problema normativo è la prima emergenza: «A tutt’oggi solo 5 regioni, e la Toscana è stata la prima – ha detto il ministro Patuanelli – hanno recepito il decreto ministeriale del marzo 2019 e consentono alle imprese del vino di accogliere i visitatori in piena ottemperanza delle leggi». Da leggere – e studiare! – il manuale «Turismo del Vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche», scritto a quattro mani da Donatella Cinelli Colombini e dal senatore Dario Stefàno. Quest’ultimo è autore della prima normativa sulla wine hospitality delle cantine italiane. 
«Un ritardo che non aiuta in un momento in cui, viceversa, le occasioni da cogliere sono tante», ha aggiunto Donatella Cinelli Colombini qui in veste di ideatrice della giornata Cantine Aperte. «Le novità di quest’anno sono il boom di richieste di esperienze in cantina e la diffusione di una “wine hospitality ultra premium” che in Italia sfiora i 100 euro a persona e in USA arriva a 500 dollari.  A questo si aggiunge un miglior uso di internet da parte delle cantine italiane che hanno imparato a censire e profilare i loro visitatori e i loro followers mettendo le basi dell’e-commerce aziendale. Se consideriamo che il prezzo medio cui vendono via Internet i produttori di Napa è 66,5 Dollari a bottiglia per un totale, nell’intera regione, di 1,7 miliardi, è evidente che gli spazi di espansione per le cantine italiane sono immensi».
Giuseppe Festa dell’Università di Salerno, estensore del XVII Rapporto sul Turismo del Vino per le Città del Vino, evidenzia la forbice fra le potenzialità dell’enoturismo e la sua attuale realtà: «Per tornare ai 15 milioni di visite nelle cantine italiane, registrate nel 2019, bisognerà aspettare ancora due anni. Ma per arrivarci serve un piano straordinario di promozione nazionale del turismo del vino che tenga conto dei canali digitali». Una scommessa da vincere dunque nella quale la Toscana deve giocare il ruolo di capofila: «La regione italiana considerata più attrattiva per l’enoturista italiano è di gran lunga la Toscana (52,69%), che risulta la regione più attrattiva anche per l’enoturista straniero, con valori anche più alti (60,22%), soprattutto in ragione del fascino di quel contesto storico-artistico-culturale».
I dati di Mediobanca, Sace e Ipsos, mostrano la forza attrattiva delle imprese del vino. Gli italiani in visita nelle cantine sono passati dal 29 al 36% del totale in un solo anno. La loro propensione allo shopping di bottiglie è aumentata di 7 punti percentuali riducendo il calo degli incassi delle cantine collegato alla mancanza dei turisti stranieri.