Cresce la presenza del Pinot Grigio sui mercati esteri ma non il suo valore. Nel 2019 l’aumento delle bottiglie vendute è stato del +34 per cento. La sfida del valore sarà quella da vincere nel prossimo futuro. Pinot Grigio che è uno fra i vitigni più diffusi al mondo, di cui quasi la metà della coltivazione (47% della superficie vitata) è in Italia, un 13% si divide tra California e Oregon, un altro 10% si trova in Germania e un 5% in Francia. Una produzione che nella macro area Triveneto si attesta su 300 milioni di bottiglie, di cui 168 milioni delle Venezie, per un giro d’affari di 380 milioni di euro. Numeri importanti se si considera che il 95% della produzione vola all’estero: primo paese di sbocco gli Stati Uniti, che coprono il 37% dell’export, una lieve flessione del 5% si registra invece sul mercato inglese. Il mercato italiano è da costruire con strategie e azioni di valorizzazione mirate a farne intuire la qualità e l’unicità attraverso le sue diverse anime. Pinot Grigio tra i vitigni più coltivati anche in Italia con una crescita degli impianti che dal 2010 a oggi ha messo a segno un +83% di superficie vitata e che oggi copre un’area di 31327 ettari. Il problema urgente è quello della redditività. “Siamo cresciuti  in volume e in posizionamento sugli scaffali, ma non in valore”, spiega Albino Armani, presidente del Consorzio delle Venezie. “La nostra è una realtà diversa dalla Valpolicella e dal Prosecco, che possono contare su una certa tutela, invece il Pinot Grigio si produce anche in altre parti del mondo. Il Consorzio è stato costituito da poco, nel 2017, bisogna mettere in piedi una struttura che al momento non c’è e che ci permetta di competere a livello internazionale. Finora ci siamo occupati del sistema delle certificazioni, del controllo della qualità, dell’aumento della produzione. Con la Doc abbiamo raggiunto la soglia massima di 150 quintali a ettaro per quanto riguarda le rese con la pratica dell stoccaggio del 20% e l’offerta è rimasta sotto controllo. Ora dobbiamo dare più valore a tutta la filiera produttiva. Il Pinot Grigio è il primo vino bianco fermo dell’export e pesa sulle esportazioni made in Italy. Bisogna agire, trasformare le idee in azioni concrete, non fermarci a tavoli di confronto e cabine di regia”.  Fra gli obiettivi, la rappresentanza di tutto il Pinot Grigio italiano, visto che oggi il Consorzio copre l’85 per cento.