Siamo nel Cosentino, a Bisignano, un borgo perso nel nulla sulle ultime propaggini della Sila greca, già nei primi secoli cristiani importante sede vescovile. Dalla terrazza panoramica di Demetrio Stancati e Flaviana Bilotti, incantevole (e notevole) balcone sulla valle del Crati, la vista si perde sui monti, fino al Pollino, per non ritrovarsi. Un paesaggio autunnale che lascia presagire una macchia mediterranea esplosiva. Siamo lungo la Strada del Vino e dei Sapori del Brutium. I vini di Demetrio parlano di lui, della sua grande qualità come vignaiolo, in Calabria. Hanno carattere. Identità. Sono vini di alta collina, tra 600 e 650 metri di quota, dove l’escursione termica favorisce la complessità aromatica. I bianchi si caratterizzano per freschezza e mineralità, con sensazioni iodate. Sono vini che valorizzano la provincia di Cosenza, in cui la coltura della vite è attestata dall’VIII secolo a.C.. Vini capaci di dimostrare che anche in questa terra difficile si può puntare in alto, si può credere in un progetto qualitativo importante. Vini che danno dignità al territorio, lo introducono in maniera “nobile”. 
Serracavallo nasce come luogo di allevamento di cavalli dei principi Sanseverino. Alla fine degli anni Trenta Demetrio Bugliari, medico e nonno materno dell’attuale proprietario che ne porta il nome, decide di rinnovare i vigneti, tanto grande era la passione per la viticoltura. Il nipote, a partire dalla metà degli anni ’90, a una grande cura del vigneto unisce l’attività di ricerca e avvia una scrupolosa selezione clonale dei vitigni autoctoni presenti da sempre in azienda, il magliocco dolce, a bacca rossa, vinificato anche in purezza, e il pecorello, a bacca bianca, affiancando vitigni internazionali come il cabernet sauvignon e lo chardonnay, oggi è in produzione anche il merlot. L’attività di sperimentazione e ricerca vede la collaborazione del professor Attilio Scienza dell’Università degli Studi di Milano.
Gli internazionali compongono i blend con gli autoctoni, ma sono i vini in purezza che ci fanno capire la cifra stilistica di questa realtà e il grande lavoro sul Magliocco, fratello “minore” del Gaglioppo e del Cirò, che ha un gran bel biglietto da visita non solo per l’azienda ma per la Calabria nel cru Vigna Savuco, da preappassimento su pianta con torsione del peduncolo, trenta mesi in barrique e dodici di affinamento in vetro, unico vino non filtrato. Sono ben quattro i cloni di magliocco dolce nel Quattro Lustri, che fa solo acciaio. Il Terraccia, con un 10% di cabernet sauvignon che gli dà un tocco di aromaticità differente rispetto al Vigna Savuco, è un altro vino importante per questa azienda che oggi conta trentatre ettari di vigneto, di cui una ventina a magliocco, esposti a sud sud-ovest, e dieci di uliveto, tutti nel comune di Bisignano. In totale sono poco meno di 130mila bottiglie.
Siamo a una quota media fra le più elevate del Sud. Le viti affondano le radici nel sabbione granitico di pendenze ardite e terrazzamenti, che conferisce mineralità e una certa eleganza ai vini. Viti coltivate in regime biologico, sane, accarezzate dal vento costante che soffia dal Tirreno.
All’entrata le opere dell’artista acrese Silvio Vigliaturo, maestro della vetrofusione, testimoniano una gusto per l’arte. Siamo nel punto di passaggio di due santi, Sant’Umile di Bisignano e Sant’Angelo di Acri, che con il borgo confina. I vini sono il frutto di un saper fare artigiano, vibranti nel loro afflato poetico ma sostenuti dalla ricerca e dalla sperimentazione. Vini riconoscibili come le opere del maestro. Portano con sé (entrambi) l’energia della Calabria. Chapeau!