Prosecco, la commissione Ue riconosce il Prosek croato. Ne avevamo già parlato nell’intervista a Luca Giavi, direttore del Consorzio del Prosecco Doc, che aveva paventato il timore di un precedente di danni incalcolabile se l’Unione europea si fosse espressa diversamente da quanto già visto per l’allora Tocai friulano (https://winestopandgo.com/luca-giavi-prosecco-doc-essere-leader-e-un-grande-prestigio-e-una-grande-responsabilita/).
Un riconoscimento a livello comunitario che porta scompiglio nel mondo del vino italiano unito senza campanili. Unione italiana vini (Uiv) ritiene che il tempo previsto dalla procedura Ue – due mesi – debba essere utilizzato, per opporsi, con ogni sforzo, al riconoscimento della menzione croata Prosek annunciato oggi dalla Commissione europea. Occorre difendere il prodotto con tutte le argomentazioni giuridiche e politiche di un caso che rischia di rivelarsi un pericoloso precedente, soprattutto per la protezione in alcuni mercati internazionali, dove il nome della denominazione è utilizzato da altri produttori, indebolendo l’immagine del prodotto italiano.
Il Prosecco – sostiene l’organizzazione italiana delle imprese che rappresenta l’85% dell’export di vino del Belpaese – è un nome geografico e pertanto la protezione dell’Ue si estende contro fenomeni di usurpazione, compresi quelli generati da sinonimi. Infine, l’Unione non può sottovalutare il rischio di confusione per il consumatore: il nome Prosek richiama inevitabilmente, per un “consumatore normalmente informato” (come ricordato dalla Corte di Giustizia), le bollicine del nostro Paese.
Dati alla mano, sono oltre 620 milioni le bottiglie prodotte dalle tre Do del Prosecco; di queste, 370 milioni sono esportate. Complessivamente il mercato vale 2 miliardi di euro di fatturato annuo di cui un miliardo all’estero (2020), l’equivalente del 16% sul totale export italiano.