MICHELE ROSSETTI E LA COSTAIOLA

Terza tappa prenatalizia nel cuore dell’Oltrepò Pavese; rimaniamo in prossimità del 45° parallelo, il cosiddetto parallelo del vino. Siamo a sud di Casteggio e saliamo rapidi su Strada Madonna che bordeggia una vigna dopo l’altra, sul crinale, fra colline distese, cascine storiche e sabbiose carraie. Ben presto la strada diviene via Costaiola, da cui il nome della cantina di Michele Rossetti. Qua si direbbe che si vinifica da sempre, come sappiamo dalle tante testimonianze storiche, eppure oggi l’Oltrepò Pavese stenta ancora a divenire luogo di riferimento ed eccellenza per la produzione del metodo classico da uve pinot nero, di gran lunga la più significativa varietà di questo territorio, con 3.000 ettari in produzione. I genotipi originari di quest’uva qui si coltivavano dai tempi dei Romani, che con ogni probabilità portarono questa varietà direttamente dal sud della Francia. E arriviamo all’800, secolo in cui alcuni ricchi proprietari terrieri iniziarono a estendere le aree coltivate a vite, ma bisogna giungere ai primi del ‘900, per vedere l’Oltrepò Pavese come uno dei maggiori produttori di Pinot nero in Italia; successivamente, alcuni grandi marchi italiani che negli anni del boom economico si erano imposti per la produzione delle bollicine iniziarono a fornirsi massicciamente in Oltrepò.
Sono dunque luoghi con origini antiche, come la stessa località Costa d’Altare, dove oggi Rossetti & Scrivani con La Costaiola coltivano le loro uve. E non solo il vitigno internazionale che è stato, appunto, trapiantato in tempi remoti, ma anche barbera e croatina.
Già negli anni ‘30 Luigi Carbone, bisnonno dei proprietari odierni, si dedicava alla produzione del vino, però solo negli ultimi decenni, come sappiamo, ha realmente inizio quel processo di vera emancipazione dei piccoli produttori, che divengono del tutto indipendenti, dal raccolto alle etichette. Come a dire: l’uva ce la teniamo in casa, non conferiamo più e facciamo crescere un’esperienza familiare che porta a rappresentare con orgoglio il nostro nome sulla bottiglia. Talvolta con una visione eclettica, come può essere quella di Michele Rossetti, enologo, che concede alle sue bottiglie Rossetti & Scrivani una sosta sui lieviti anche molto lunga e all’opposto con il nuovo Novè (sosta sui lieviti di soli nove mesi) apre a un pubblico giovane per promuovere il metodo classico in una fascia di consumo che nella maggior parte dei casi si accontenta di bianchi spumante metodo Charmat.
Un progetto chiaro, con un focus orientato nella giusta direzione grazie a un prezzo di vendita molto accattivante. Se non si portano i giovani appassionati di bollicine ad affinare il loro gusto e a cercare spumanti di qualità, difficilmente si potranno poi far crescere ancora con vini dai lunghi affinamenti sui lieviti.
Ecco il perché di un’etichetta completamente diversa, grintosa ed essenziale, quella del Novè, rispetto alla rigorosa immagine di Rossetti & Scrivani che, concedetemelo, fa immediatamente pensare alle classiche etichette da Champagne.
E la degustazione in compagnia dello stesso Michele Rossetti parte proprio dal Novè Brut. Questo spumante, con un dosaggio di 10 gr/l, si presenta con delle bollicine già adeguatamente fini, nonostante la breve sosta sur lies (sboccato a inizio 2022) e un colore brillante e giovane; all’olfatto è decisamente fruttato, con note di frutta bianca, mele e pere in maturazione, ma anche echi di menta ed erbe aromatiche. Al palato, nonostante il dosaggio generoso, rilascia inizialmente una piacevole freschezza, poi si fa avanti l’equilibrio e un certo brio finale, con ritorni fruttati.
Con l’etichetta Rossetti & Scrivani si può scegliere fra quattro versioni di Pinot nero spumantizzato: Brut, Brut Nature, poi Rosé e Rosé Extra Brut. Non sono millesimati, almeno in etichetta, però vengono vinificati sempre con un’annata predominante e una cuvée completata da almeno il 20% del vino di riserva.
Il primo, Brut, con un dosaggio di 7-8 gr/l, è ottenuto da uve Pinot nero coltivate in biologico nella tenuta del comune di Montebello. La sosta sui lieviti è di circa 30 mesi, con sboccatura gennaio 2022, e il colore giallo paglierino tenue. L’ olfatto è tipico del Pinot nero vinificato in bianco, con delicate note di mentuccia. La finezza delle bollicine veicola anche le note di croccantezza dei lieviti, mentre il palato è certamente fresco e persistente, fino in fondo in equilibrio. La versione a dosaggio zero rileva certamente un gusto più fresco, con sapidità e presenza di maggiore forza espressiva, grazie a una sosta sui lieviti che in questo caso è di 48 mesi (sboccatura 2020). Direi che rispecchia appieno ciò che ci si aspetta da un metodo classico 100% Pinot nero dell’Oltrepò Pavese. Due sono poi le versioni rosé. Quella extra brut, con un dosaggio di 5 gr/l, in questo caso arriva a una sosta sui lieviti di 60 mesi (sboccatura 2020). È uno spumante deciso, vibrante e persistente, grazie anche alla scelta delle uve da cloni destinati alla vinificazione dei rossi. L’etichetta è nera su bottiglia trasparente per mostrare un colore rosé più intenso, affascinante. La pressatura soffice e la breve permanenza sulle bucce restituiscono invece alla versione brut un colore rosa tenue, proprio come la sua etichetta, voluta da Michele Rossetti per questo metodo classico.
La rosa dei vini si completa con i rossi fermi della linea La Costaiola. Sono tre le etichette, eleganti, colorate, essenziali: Briccaia e Bonarda da uve croatina, infine Pinot nero con etichetta bordeaux.
Rossetti & Scrivani La Costaiola ha una produzione 100% biologica di 50.000 bottiglie all’anno e in questo territorio rappresenta certamente una cantina a cui ispirarsi, rimanendo legata alle tradizioni, ma con la lungimiranza di proporre nuovi spumanti di qualità che guardano al pubblico più giovane e in crescita.