Storie di territorio e di campionissimi dello sport si intrecciano. “La carriera di un pugile è fatta di passioni e sfide, e di rischi”, esordisce Patrizio Oliva raccontando gli inizi non facili tra la povertà, in una città difficile come Napoli, e il sogno di diventare un campione del pugilato, magari olimpico. Oliva, super ospite al Teatro Sociale di Stradella, primo evento nell’ambito di un ciclo di quattro incontri, promossi dal Comitato Eventi Sportivi Oltrepò, trait d’union tra lo sport e la valorizzazione dell’Oltrepò Pavese turistico ed enogastronomico. E quale settore se non il vino è lo specchio fedele delle parole del grande pugile? Il vino è passione, sacrificio, sfida, tensione continua al miglioramento. A volte è miglioramento stesso dell’eccellenza. “Oggi non basta fare vini buoni, bisogna puntare a una qualità superiore. Il territorio sta dimostrando slancio. Si è visto con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso che ha premiato ben otto realtà vitivinicole dell’Oltrepò Pavese e questo mi riempie di orgoglio” commenta Fabiano Giorgi, la cui cantina, che esporta in 59 paesi del mondo grazie a una distribuzione capillare, presenterà un vino diverso in ciascuna delle quattro serate. “Con Patrizio Oliva non poteva non essere il Buttafuoco storico, che esprime potenza, forza, energia, corpo, un omaggio che vogliamo rendere a una grande uomo prima che  a un grande campione”.
I Giorgi, un nome legato al territorio, iniziano a “far vino” nel lontano 1875. Allora il vino era un alimento e sosteneva la famiglia. La svolta negli anni ’70 con i fratelli Gianfranco, primo enologo dell’azienda, e Antonio, che costruiscono una cantina moderna e tecnologicamente avanzata. Da lì in poi un percorso in crescita qualitativa: premi, riconoscimenti, collaborazioni con personaggi famosi, fino a diventare una realtà che oggi produce un milione di bottiglie, senz’altro tra quelle di riferimento per il Metodo classico. Il Buttafuoco storico Vigna Casa del Corno, un’edizione speciale di sole 2800 bottiglie, dalle vigne più vecchie della famiglia, è un cru del territorio da barbera, croatina (entrambe paritarie al 45%), vespolina e uva rara, che matura in botti di rovere per dodici mesi, cui segue un ulteriore periodo in barriques e almeno un altro anno in bottiglia prima di uscire sul mercato.
“Il Buttafuoco storico non è un blend di vini ma di uve vinificate insieme. All’interno di ciascuna vigna le quattro varietà sono vendemmiate congiuntamente, in questo senso si può parlare di cru”, spiega Armando Colombi, direttore del Consorzio Club del Buttafuoco storico. Buttafuoco storico che si produce solo in un fazzoletto di comuni, in quello che è chiamato lo sperone di Stradella, nella zona storica delimitata dai due torrenti il Versa e lo Scuropasso, e soggetto a una regolamentazione più restrittiva di quella del Buttafuoco. Primo rosso del territorio a dimostrare che in Oltrepò, noto allora solo per la produzione di vini frizzanti, si poteva scommettere sui grandi rossi fermi da invecchiamento, abbattendo i grappoli in esubero, producendo di meno in una terra in cui invece si produceva tanto. Sono ormai lontani i tempi in cui il Buttafuoco storico era spigoloso, a tratti ruvido. Oggi si tende ad andare verso vini più rotondi ed equilibrati, che sanno regalare una bevuta piacevole. Sulla bottiglia è marchiata la sagoma di un veliero sospinto da vele infuocate, in ricordo della nave con il nome “Buttafuoco” varata dalla marina imperiale austro-ungarica nella seconda metà del 1800. Una storia nella storia, insomma.
Il prossimo appuntamento è lunedì 11 ottobre, sempre al Teatro Sociale di Stradella (ore 21.15), con Dan Peterson, Dino Meneghin e Renzo Bariviera. Quale sarà il vino che accompagnerà la serata e le leggende della pallacanestro?