Dal 26 aprile tornano le regioni gialle, con nuove regole per le riaperture delle attività economiche. In particolare saranno consentite attività di ristorazione con consumo al tavolo esclusivamente all’aperto, a pranzo e cena, nel rispetto dei limiti orari agli spostamenti, mentre continua senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi. Dal 1 giugno, invece, i ristoranti potranno aprire anche al chiuso solo a pranzo, con consumo al tavolo. “I lockdown hanno fortemente penalizzato la ristorazione e con essa il mondo del vino, che solo in Italia registra nell’ultimo anno crediti non corrisposti dall’horeca per 500 milioni di euro e mancate vendite nel ‘fuori casa’ per 1,5/1,8 miliardi di euro. Ora, con le riaperture a singhiozzo previste nelle bozze del Dl Riaperture, la normalità è ancora lontana e le tensioni finanziarie si fanno sempre più forti. Per questo chiediamo al Governo di attivare con il ‘Fondo filiere in crisi’ anche misure di sostegno per far fronte alla sofferenza dei mancati pagamenti e strumenti a sostegno della ristorazione”, commenta il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, in merito alla discussione sul Dl Riaperture. “La ristorazione è da sempre la migliore alleata del vino e anche in questa congiuntura condividiamo le difficoltà di uno dei settori più colpiti dalla crisi, certi che una volta tornati alla normalità il binomio torni a essere il principale testimonial del made in Italy. Uiv ritiene che in vista delle riaperture, in particolare le più imminenti degli Stati Uniti e del Regno Unito, il settore necessiti anche di una forte azione di promozione per capitalizzare la propria immagine nel mondo e intercettare il ‘rimbalzo’ dei consumi che dovrebbe arrivare più velocemente in alcuni mercati internazionali. È necessario, dunque, aumentare il budget della misura Ocm promozione e semplificare le regole”.
Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini, la maggior presenza di vino in cantina (+3,6% sul pari periodo del 2020) è determinato da un’ultima vendemmia in crescita del 3,2%, che giustificherebbero gli attuali 200mila ettolitri in eccedenza rispetto allo scorso anno, quando il mercato interno (-24% a valore) ha perso dieci volte più dell’export (-2,3%, a 6,3 miliardi di euro), con l’horeca a -38%, le enoteche a -23%, la vendita diretta a -19% a fronte di una crescita del 12% delle vendite nella grande distribuzione. I numeri nel complesso, attenuati dalle performance delle grandi aziende che lavorano con la Gdo, non fotografano le forti difficoltà di migliaia di piccoli e medi produttori, spina dorsale del prodotto Italia e da sempre legati al comparto della ristorazione.