Nella nostra sezione “Grandi Interviste” questa settimana il focus è sull’Abruzzo del vino e sulla ripartenza in una regione in cui la viticoltura gioca un ruolo chiave nell’economia generale e in cui l’incidenza della cooperazione è la più alta d’Italia. Ne parliamo con Valentino Di Campli, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo.

Presidente, vi siete appena distinti al Premio Gavi la Buona Italia 2020. Una bella soddisfazione in una fase così delicata per l’esistenza e la sopravvivenza di molte cantine…

Ci riempie di orgoglio. Da anni siamo impegnati nella promozione enoturistica della nostra regione. Il progetto “Percorsi – L’Abruzzo del vino e della cultura”, disponibile su app gratuita e sul sito www.discoverabruzzo.wine, con 14 itinerari che toccano oltre 200 punti di interesse storico, culturale, artistico, naturalistico in cui sono immerse le cantine abruzzesi, e  tutto il supporto all’attività e-commerce delle aziende stesse con accesso diretto dalla home page del nostro sito web istituzionale sono stati riconosciuti esempi da seguire per competere sui mercati. Sono state valutate per la prima volta le attività web, social e digitali di 124 consorzi italiani del vino e noi abbiamo ottenuto la Menzione Speciale. Stiamo facendo sistema sempre di più  per dare risalto alle attività e-commerce perché questo canale è ormai diventato strategico. Puntiamo molto anche sul progetto Percorsi che coinvolge tour operator nazionali  e internazionali e oltre 200 cantine dalla Costa dei Trabocchi alle alture aquilane.

Le cantine hanno riaperto al pubblico?

Risentono delle dinamiche ridotte. C’è stata una riduzione significativa e anche prospettica delle vendite, ma si stanno riorganizzando al meglio. Sono 200 le aziende consorziate,  molte delle quali in sofferenza, soprattutto quelle più piccole non presenti nella Gdo. Questo periodo ha accentuato delle problematicità quando non ne ha create di nuove. Gli interventi governativi sono stati un po’ lenti, blandi. La nostra è una regione piccola, siamo 1,5 milioni di abitanti, ma al tempo stesso siamo la quinta regione produttrice di vino in Italia con 3 milioni di ettolitri l’anno, di cui il 50%  fra Doc e Igt.

Quali vini hanno sofferto di più quanto a vendite?

Gli autoctoni Pecorino e Passerina, ma anche il Cerasuolo, hanno registrato una diminuzione importante. Le denominazioni presenti solo o quasi nel canale Horeca hanno avuto un blocco da marzo in poi. Pure il Montepulciano ha avuto un calo enorme nel canale Horeca, solo che ha una dinamica nazionale e internazionale diversa perché è presente nella Gdo per il 70%, contro un 30% destinato alla ristorazione. Sul canale retail anche durante il periodo del lockdown c’è stata vendita, ma non ha compensato le perdite. Nel complessivo il dato è positivo grazie ai primi mesi dell’anno che sono andati bene, con una crescita a doppia cifra. Buoni i risultati sulle piattaforme cui ci siamo appoggiati, come Tannico, Xtrawine, ma più o meno tutte alla fine sono andate bene rispetto al passato anche se rappresentano una quota marginale della vendita. Bisognerà lavorarci per il futuro, le aziende dovranno crederci, perché molti consumatori hanno conosciuto questi canali durante il lockdown e ne faranno sempre più uso.

Quanto stimate la perdita di fatturato?

È difficile da stimare perché abbiamo vini di fascia popolare fino a  vini icona.  Abbiamo chiuso il 2019  intorno ai 400 milioni di euro. Nel 2020 avremo una perdita in valore probabilmente del 30 per cento.

L’Horeca sta ripartendo?

Timidamente. Il turismo non è ai livelli precedenti né in Italia né all’estero. Quest’anno saranno soprattutto presenze italiane, anche se personalmente non vedo ancora un grande movimento. L’Abruzzo purtroppo non è meta turistica al pari di altri territori. Più giro più  mi accorgo di quante persone in Italia non lo conoscano. Proprio per questo motivo è nato il progetto Percorsi. Vedremo quanti italiani sceglieranno l’Abruzzo questa estate.

Quali sono gli interventi di mercato straordinari  più adeguati alla vostra realtà che avete proposto per evitare squilibri di mercato?

In questa fase da un lato bisogna andare incontro ai produttori che hanno portato avanti le attività di campagna pur avendo vendite ridotte quasi a zero, dall’altro le cantine hanno dovuto tenere vino di qualità in affinamento e speriamo che questo impegno venga  compensato in qualche modo. La distillazione è poco interessante per il prezzo piuttosto basso che è stato stabilito. La Regione valuterà interventi sui vini Doc e Igt in parte per quanto riguarda la riduzione delle rese a integrazione di quanto già fatto dal Governo e in parte con un contributo allo stoccaggio, all’affinamento dei vini di qualità. Un contributo alla riduzione delle rese sarebbe gradito dai produttori. Per la prima volta abbiamo proposto durante l’ultima assemblea consortile la riduzione delle rese del 15%  e il “blocage” quali interventi di mercato volti a salvaguardare produttori e cantine e superare eventuali squilibri congiunturali per affrontare nel migliore dei modi la prossima vendemmia. In particolare, è stata proposta la riduzione a 119 quintali a ettaro della resa in vigneto (-15%) per tutte le denominazioni Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo e Trebbiano d’Abruzzo per la vendemmia 2020, che diminuirebbe la produzione di uva e di vino così da evitare pericolosi surplus che inciderebbero in maniera negativa sui prezzi. Lo stoccaggio previsto è di 21 ettolitri di vino per ettaro (corrispondenti a 30 q.li/ha di uva) per le Doc Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo e Trebbiano d’Abruzzo mentre per il Pecorino Terre di Chieti e Colline Pescaresi Igt il blocage sarà di 35,2 ettolitri (ovvero 44 q.li/ha di uva) per le superfici iscritte all’albo regionale. Il blocage prevede la regolazione dell’offerta attraverso una riduzione temporanea del prodotto di annata da immettere sul mercato, in modo da non comprometterne le quotazioni. Gli ettari interessati in tutte le aree viticole abruzzesi sono circa 18 mila. La situazione è molto difficile e il Consorzio vuole supportare la filiera salvaguardando il valore del grande lavoro delle aziende agricole. La proposta, approvata dai soci produttori del Consorzio, sarà inviata alla Regione Abruzzo che, sentite a riguardo le organizzazioni sindacali e professionali, dovrà emanare il relativo provvedimento entro il 31 luglio. Continueremo con le attività di comunicazione che avevamo già pianificato ma che abbiamo dovuto modificare in funzione della situazione pandemica. Il Consorzio negli ultimi due anni ha svolto attività di promozione non solo in Europa ma soprattutto fuori dall’Eurpoa, attività che dovremo intensificare ancora di più. Serve sinergia con e fra le aziende perché le cantine più piccole non riescono a far fronte a missioni importanti all’estero.

Auspica la possibilità di utilizzare i fondi Ocm anche per la promozione in Italia?

In questo momento abbiamo bisogno di fare promozione anche in Italia e se oltre ai fondi Psr potessimo attingere anche a quelli Ocm non ci dispiacerebbe. Noi abbiamo una situazione schematica: con i fondi Psr operiamo in Italia, con i fondi Ocm all’estero e con i fondi 1144 sempre a livello internazionale. Importante è che queste risorse non vengano distratte, che non siano gestite in modo frammentato. C’è bisogno di una concertazione e di una gestione del vino italiano come sistema paese che purtroppo non abbiamo mai avuto, ma che invece è fondamentale. È uno dei problemi che abbiamo e che nei mercati emergenti ci rende più deboli rispetto ai nostri amici francesi.

Quali sono i vostri mercati emergenti?

Stiamo lavorando benino in Cina, Vietnam, Corea e stiamo cercando di puntare anche su altri paesi. I cinesi cercano vini  a denominazione. I nostri mercati tradizionali oltre all’Italia, dove è convogliato il 30% della nostra vendita, sono la Germania, nostro sbocco principale con il Montepulciano d’Abruzzo, a ruota Stati Uniti, Gran Bretagna, Nord Europa.

Il vigneto cinese sta crescendo. Vi preoccupa?

Se loro si stanno impegnando, questo è positivo per tutti. Significa che stanno migliorando la propria cultura, l’attenzione per il prodotto e all’interno di un mercato ormai globale il dato è positivo.

Venite da un 2019 più che roseo quanto a  imbottigliato…

Il Montepulciano ha chiuso il 2019 con un aumento dell’imbottigliato a doppia cifra: +12% con 800.000 hl.  Ma anche gli altri vini, seppur con un lieve aumento, sono positivi, come il Trebbiano +3%,  l’Abruzzo Doc +10%, Il Terre di Chieti che è un Igt ed è andato meglio anche del Montepulciano con quasi un +14%. Stanno crescendo gli autoctoni. Il Terre di Chieti incide per quantitativi minori rispetto al Montepulciano d’Abruzzo però registra una crescita importante. Nel primo trimestre 2020, invece, la crescita complessiva dell’imbottigliato è stata del +6% , con il Montepulciano a +10,4%, mentre il Trebbiano ha risentito subito dell’effetto Covid-19 con un -1,6% , il Cerasuolo con un -13% e con un -7% l’Abruzzo Doc.

Avete una realtà importante di cantine cooperative. Funzionano?

Sono oltre trenta le cantine sociali. L’Abruzzo, anche se nessuno ci fa caso,  è la regione più cooperativa d’Italia per il mondo vitivinicolo, la provincia di Chieti in particolare. Sono realtà piccole e medie per la maggior parte, un mondo variegato che è riuscito a reggere in questi ultimi 50-60 anni. Da quando sono nate hanno dimostrato capacità organizzative ottime, tutto è migliorabile e con ampi margini, però funzionano, altrimenti il mercato le avrebbe già spazzate via. Le potenzialità di miglioramento soprattutto in termini di redditività sono decisamente importanti. Ci sono esempi di integrazione a livello cooperativo, ma dobbiamo ancora fare tanto.