…. WHITE, PINK, ORANGE? – WEEK 21

Conoscete il deserto salato di Atacama nella Patagonia cilena al confine con il Perù? Lagune di sale in mezzo al nulla, vulcani, valli desertiche dai colori magnifici, potenti. Qui a quasi 5mila metri di altitudine nascono delle rose che fioriscono una sola volta all’anno e per una sola notte, riempiendo il deserto brullo e inospitale di cotanta bellezza. Luis Sepulveda ci scrisse un libro in chiave metaforica, “Le rose di Atacama”. Questa poesia è diventata un vino, o meglio il nome del rosé, del primo rosé dell’azienda Francesco Maggi. Torniamo quindi in Oltrepò Pavese, sulle colline di Canneto al confine con Montescano per la precisione, con un Pinot nero rosé metodo Martinotti che sa coniugare la piacevolezza di beva con l’eleganza tipica del vitigno in un sorso fresco e con una bollicina raffinata e persistente. Dimostrazione che il metodo Martinotti in una terra da metodo classico può regalare soddisfazioni se interpretato con criterio, in questo caso sei mesi sui lieviti in autoclave, con fermenti mandati subito in stress per una bolla fine che sembra quasi da Champenoise. Terreno esposto a nord, ghiaioso, freddo, perfetto per i vini bianchi. Bella la verve acida, 6 g/l, che bilancia i 12 g/l di residuo zuccherino. Al naso ricorda il Pinot nero in fermentazione, l’uva, il frutto rosso fresco, il vitigno, la rosa canina. Pinot nero con cui si raggiungono buone strutture, con acidità che stemperano la morbidezza ed equilibrano il frutto tenendo il sorso sul filo dell’eleganza. Bottiglie cinquemila. Winemaker Marco Maggi.

“Mi piacerebbe che il Pinot nero metodo Martinotti diventasse un’alternativa al Prosecco” (Marco Maggi)