IL NOSTRO SOMMELIER AIS VI RACCONTA…

FANTESINI

Riprendiamo gli Stop&GO sulle bollicine nobili emiliane e lo facciamo dedicandoci al cuore della regione, quelle colline che sono anche patria del Parmigiano-Reggiano, dalla storia millenaria. E proprio a Bibbiano, dove i più amano collocare il luogo di nascita del re dei formaggi, troviamo la cantina della famiglia Fantesini. Da un vecchio grande podere con anche gli animali, nonno Dante – che negli anni ’20 vendeva vino sfuso dalle botti – dopo la mezzadria ha riscattato le terre. Alla seconda generazione, Felice e Pietro hanno perfezionato la produzione introducendo le prime bottiglie negli anni ’80. Aprendo la strada a Chiara Fantesini che oggi, assieme al cognato Cesare Bigi, conduce l’azienda con i 7 ettari di proprietà, sotto la guida dell’enologo Alberto Grasselli. Ma sta arrivando anche Alessandro, la IV generazione, agronomo e attento erede delle lavorazioni in cantina.
Dunque un’azienda che ha rappresentato nei decenni, un punto di riferimento per la zona e non solo. Una volta la vite qua la chiamavano la “pianteda”, e la si faceva crescere abbracciata agli olmi. Un mondo rurale che girava attorno alle cascine, fra l’Emilia e la Lombardia, in parte ritrovato nelle immagini cinematografiche di registi come Ermanno Olmi: un cognome più che mai in sintonia. La famiglia Fantesini ha naturalmente saputo evolversi, a più tappe, rinnovando la cantina, nei primi anni 2000, poi recentemente, nel 2016, rimanendo tuttavia legata ai tanti luoghi di origine di queste terra, volendo attribuire ai propri vini nomi propri di toponimi come Prati della Tomba, Vicinale del Malè e del Ceppo, la Tabarrina.
E sembra anche di sentire la colonna sonora di queste parti, il liscio. Si ballava nelle sagre di paese e si balla ancora, perché qua la musica è di casa, tanto che uno dei vini più significativi della cantina è il Battagliero. Proprio come la composizione omonima di Tienno Pattacini, musicista e paroliere nato agli inizi del secolo scorso a Barco, a un tiro di schioppo da Bibbiano. Questo vino, 100% da uve Spergola,è rifermentato in bottiglia, con una sosta sui lieviti che si completa in bottiglia per un totale di almeno trenta mesi. Un vino schietto, come il carattere delle persone di questi luoghi. Caratterizzato da note di erba tagliata e una iniziale freschezza agrumata, prolunga la persistenza con le tipicità di questo vitigno, fra adeguata sapidità e delicati riverberi di mandorla amara, pungente solo a tratti. Le stesse uve bianche caratterizzano altre due etichette, Perlida in onore alla nonna, moglie di Dante e Lunaria, Metodo classico millesimato. In attesa della prossima sboccatura, lasciamo che questo vino sosti per almeno 30 mesi sui lieviti; torneremo a degustarlo, nel mentre ci spostiamo sui rossi. In particolare, nella nostra ricerca, ci concentriamo sul Lambrusco rifermentato in bottiglia Prati della Tomba, costituito da Grasparossa, Maestri e Malbo Gentile. Questo spumeggiante rosso ci fa davvero fare un tuffo nel passato, fra robustezza e profumi di cantina e di sottobosco bagnato dalla brina. Un Lambrusco ben fatto, subito vibrante, con note ferrose e di prugna, poi si ingentilisce e riempie il palato, sempre generoso di bollicine. La presenza dei lieviti si fa sentire fino all’ultimo, regalando anche una certa fragranza, quindi sapidità. Certamente è l’ideale per un abbinamento con il carrello dei bolliti emiliani, ancora servito così in selezionati ristoranti locali di tradizione. In totale sono 15 le etichette della cantina, fra spumanti e vini fermi, spaziando fra varietà di vitigni autoctoni come la Sgavetta, ma anche Malvasia aromatica di Candia e Sauvignon, con una produzione annua che si attesta sulle 85-90 mila bottiglie. Interessantissimo poi il rapporto qualità prezzo. La particolarità che non ti aspetti è un vino passito ricavato da sole uve Malbo Gentile: Notte di Dante. Dopo l’appassimento delle uve fino a Natale, sopra alle cantine, arieggiando i grappoli con le caratteristiche gelosie di questi edifici, viene eseguita una pigiatura soffice, quindi la macerazione per 10 giorni sulle bucce. L’affinamento è poi in legno per almeno 12 mesi. Questo passito è uno dei rari esempi che potete trovare in zona, dunque vi lascio nella piacevole sorpresa di venirlo a provare, non dimenticando che su queste colline è doveroso visitare anche un caseificio, inebriati dall’aroma del Parmigiano-Reggiano. E chissà che non vi venga voglia di fare qualche strano abbinamento… Il suggerimento lo avete, provare per credere.