… WHITE, PINK, ORANGE? – WEEK 46

Siamo tra l’Isonzo e le colline del Collio, su terreni poveri, magri e sassosi, con il Pinot grigio Sot Lis Rivis di Ronco del Gelso.  Giorgio Badin ha davvero una bella mano sul Pinot grigio, bisogna dirlo, e ha saputo valorizzare la Doc Isonzo puntando alla qualità estrema. Due impianti fotovoltaici garantiscono autosufficienza energetica, invece bruciando i tralci della vite ci si riscalda. Suoli di origine alluvionale ricchi di ghiaia bianca esaltano l’escursione termica favorendo l’aromaticità nei vini. Senza l’irrigazione non cresce nulla, motivo per cui si ricorre al sistema “ala gocciolante”, una tecnologia israeliana che nutre la vite in profondità e in maniera mirata. Il clone impiegato è l’R6 e la produzione a ceppo varia da 1 a 1,2 kg.
La vendemmia viene ritardata per sfruttare una caratteristica dell’uva: se lasciata in pianta il più possibile perde acqua e  concentra non solo gli zuccheri ma anche la parte acida. Non si effettua alcuna macerazione. La pressatura del grappolo intero è soffice, la fermentazione con lieviti selezionati avviene a 19°C, segue maturazione in botti di rovere da 25 hl per un anno e successivamente imbottigliamento. Non è svolta la malolattica. L’obiettivo è avere ph 3.30 e acidità 6.90 circa.
Un Pinot grigio che non ti aspetti. Non la verticalità e la tensione gustativa tipica del Trentino Alto Adige ma un vino opulento, giocato sul volume, sul frutto e sulla polpa, con una sensazione netta di pera matura e agrumi, e una struttura che più che acida è salata. Al palato è infatti la nota salina a sostenere il corpo e a rendere il sorso incalzante, invitando alla beva. L’alcol insieme al frutto crea una dolcezza che tuttavia è bilanciata da una freschezza contenuta ma presente. Bottiglie 38mila. Enologo Giorgio Badin.

“Il friulano è lingua di pura poesia” (Pier Paolo Pasolini)