Questo sarebbe stato il periodo del Vinitaly, che comunque non si è fermato con il fuorisalone in Cina dei giorni passati e la pianificazione, in attesa della ripartenza nel 2022, di un’edizione speciale dal 17 al 19 ottobre a Verona. “Sembra che i vertici del Vinitaly abbiano deciso di spostare questo evento per un atto di responsabilità invece è il contrario, è tutto il mondo vitivinicolo al completo, da Federdoc a Confagricoltura a Unione Italiana Vini, che ha declinato la partecipazione e quindi non c’è stata altra soluzione che rimandarlo al prossimo anno perché si sarebbero trovati da soli a fare una fiera. Non era minimamente pensabile il suo svolgimento, vista l’evidente difficoltà a convogliare a Verona buyer e winelovers stranieri, che sono il punto di forza della manifestazione in condizioni normali di libera circolazione delle persone. Veronafiere muove un giro d’affari importante ma questo è il momento in cui era doveroso fare un passo indietro per una questione di responsabilità”, commenta Roberto Felluga, titolare delle aziende Marco Felluga e Russiz Superiore in Friuli, che coglie anche l’occasione per esprimere tutto il suo disappunto per la mala gestione, a livello nazionale in primis, di una crisi che non è solo sanitaria. “Le istituzioni avevano fatto delle promesse al mondo delle imprese, che non sono state mantenute. I decreti vanno calibrati sulla realtà. Ci sono aziende che sono sotto il 30-40% delle vendite. Non ci deve essere un contentino ma un aiuto importante, utile. Vedremo cosa accadrà dal 30 giugno per quanto riguarda il blocco dei licenziamenti. Bankitalia e Corte dei Conti hanno fatto un fronte comune sottolineando come un’eventuale proroga del blocco possa danneggiare non solo le singole aziende ma tutta la ripartenza del sistema Italia. Il Decreto Sostegni di marzo, spalmato su 5 aree di intervento e definito da Mario Draghi ‘ il massimo che si poteva fare’ con lo scostamento di 32 miliardi di euro varato dal precedente Governo è un primo passo che prevede contributi a fondo perduto per le imprese con fatturato sotto i 10 milioni di euro, l’abbandono dei codici Ateco che precedentemente avevano lasciato fuori dai ristori tante partite Iva e la velocità nei pagamenti, ma ne servirà un secondo, serviranno altri aiuti proporzionali alle previsioni sulla crisi economica. La nostra economia è in piena recessione, come del resto quelle di Germania, Spagna e Francia. Il nuovo Decreto Sostegni cui si sta lavorando dovrà sostenere le categorie più penalizzate dalla pandemia come bar, ristoranti e attività turistiche. Nel turismo bisogna continuare a investire perché finita la pandemia ripartirà e il vino e il cibo sono la prima fonte di attrazione dei turisti nel Belpaese. Bisogna darsi una mossa per non restare indietro”.
Quanto agli amici ristoratori: “Sono solidale con loro su tutta la linea. L’horeca ha bisogno di ossigeno, è al collasso, e i vini del Collio sono orientati a questo canale di vendita. Gli scontri e le tensioni di questi giorni tra ristoratori e polizia a Roma, Milano e Napoli sono il termometro di una situazione che non è più sostenibile, nonostante si intravedano spiragli di riaperture dal 20 aprile. Anzi, forse proprio in conseguenza a questi fatti si vede una luce in fondo al tunnel. Stiamo vivendo una situazione assurda perché gestita male, senza la minima coerenza. I ristoranti all’inizio avevano fatto degli investimenti per adottare tutte le misure precauzionali e poi li hanno fatti chiudere. Non si capisce la differenza tra chiusure serali, penso anche alle tante enoteche, e aperture a mezzogiorno. Ci portiamo dietro errori dello scorso anno cui andava messa una pezza. Ancora, non si capisce perché due persone non possano sedersi a tavola per un pranzo di lavoro o altro, rispettando le distanze e con tutte le misure di sicurezza del caso, ma i mezzi di trasporto extraurbano e urbano, come le metropolitane, siano pieni di gente ammassata. Due aziende su dieci non riapriranno, e non è poco”, continua Felluga.
Cosa fare? “Servirebbe un semestre bianco della tassazione per poi ripartire. Ci sono settori che potrebbero essere rilanciati togliendo delle tasse, penso all’edilizia, la cui crescita nel 2020 si è interrotta e chiuderà l’anno con un segno negativo come valore della produzione nelle costruzioni. L’ecobonus per il cosiddetto ‘cappotto termico’ con incentivi maggiorati al 110%, previsto per alcune categorie e su determinati tipi di intervento, ha causato un differimento dell’attività edilizia, frenandola, in attesa del pieno avvio del percorso  attuativo. Io farei un discorso virtuoso di recupero edilizio a carico del privato, non di aumento della cubatura perché abbiamo già costruito, cementificato troppo in Italia, ma di recupero di quella esistente con Iva agevolata, a questo proposito abbiamo tante cattedrali nel deserto che potrebbero essere recuperate. La nostra crisi inizia quando è entrata in crisi l’edilizia. Altre strade percorribili dovrebbero ripensare al costo del lavoro che è troppo alto. Nelle assunzioni occorre un contratto unico, non un contratto a tempo determinato e uno a tempo indeterminato. Per un rilancio dell’economia serve anche una pubblica amministrazione più efficiente e produttiva, un sistema della giustizia con certezza dei tempi e della pena. L’articolo 18 della Costituzione è un grave errore. Se si lasciasse libertà di assumere o licenziare con il rispetto dei tempi e con ammortizzatore sociale a carico dello Stato molte imprese assumerebbero di più, invece oggi non ne hanno voglia perché temono di trovarsi in una situazione di difficoltà con i sindacati. Conte ci ha messo l’anima ma con un sacco di inesperienza. Non lo reputo un affarista, ma è stato condizionato da altri partiti, di più nella prima fase da Cinque Stelle e Lega, nella seconda meno. Ha dimostrato poca coerenza sull’immigrazione, dove ha rinnegato certe decisioni prese in precedenza per restare al potere. E il tema scottante dell’immigrazione porta con sé riflessioni su ordine pubblico e senso dello Stato”.
Tanti i tavoli aperti nel mondo del vino. “C’è la questione dell’Agea, ente nel quale è stato investito tanto e dove si trova il nostro fascicolo aziendale, la nostra storia, che non funziona, non è dinamica a livello burocratico nel fornire risposte. Per la promozione ci vorrebbe una regia comune per non perdersi in troppe strade, che dovrebbe essere presa dall’Ice o dal Mipaaf o da un organismo privato, ma gli organismi non valgono se non ci sono dietro delle persone di valore, dei manager che gestiscano il sistema Italia della promozione, perché abbiamo bisogno di un rilancio importante, di una promozione molto forte sul turismo, un settore che è stato abbandonato, da cui poi ripartiranno molte altre cose. Nel secondo governo Conte c’erano delle briciole a esso dedicate, invece deve costituire una voce importante”.
Intanto la Marco Felluga guarda a nuovi mercati. “ Guardiamo oltre il lockdown, un imprenditore deve essere fiducioso. Abbiamo subito incrementato il canale online e ci stiamo aprendo a nuovi paesi, come Ucraina e Messico. Ci sono mercati che stanno aspettando solo la fine della pandemia per ripartire. E noi ci saremo”.